Il listino regionale ha le ore contate, la vecchia legge elettorale pure. Ma forse anche la legislatura non si sente tanto bene. La seduta del Consiglio di ieri ricordava i finali di certe partite di calcio: schemi saltati, formazioni “allungate” che non riescono più a fare gioco di squadra, solo azioni personali. In questo clima accelera la riforma elettorale, spinta da una strana forza d'inerzia trasversale: il vero collante sembra proprio la voglia di eliminare il listino dei nominati.
E la fretta con cui lo si fa induce molti a temere la fine anticipata della legislatura, ipotesi per altro già emersa e smentita più volte. Il tutto si intreccia con la proroga delle Province: il disegno di legge della Giunta che le porta addirittura al 2015 fa infuriare i Riformatori, che vorrebbero discutere subito del riassetto degli enti locali per tener fede al referendum, e con le loro proteste incendiano l'aula.
LITI Fa fatica, la presidente Claudia Lombardo, a riportare l'ordine: ma alla fine va come si sapeva, cioè che maggioranza e minoranza (o meglio, ampie parti) si accordano per procedere su una legge elettorale in versione basic . Via la testa e via la coda, cioè la prima parte sui rapporti Giunta-Consiglio, e la terza su incompatibilità, ineleggibilità e conflitto di interessi.
Contrarissimo Paolo Maninchedda (Psd'Az), presidente della commissione Autonomia che aveva varato il testo completo. Già dalla mattina si dimette dall'incarico, con motivazioni non legate alla sola riforma delle regole del voto: «Non mi ritrovo in scelte politiche avventate e foriere di disordine istituzionale», scrive in una lettera alla presidente, «nell'idea di ridurre la legge elettorale a un mero meccanismo di calcolo dei seggi, nella leggerezza con cui si affronta lo spinoso tema delle Province».
In serata, al momento del voto sullo stralcio, Maninchedda prende la parola e avverte: «Si rinuncia al riequilibrio tra Giunta e assemblea, al potere del Consiglio sugli atti di programmazione, alla norma di raffreddamento delle dimissioni del governatore. E tutto per due o tre articoli che colpiscono chi ha aziende in contrasto con l'interesse con la Regione, o con fatturati da 5 milioni di euro»: riferimenti alle norme sulle ineleggibilità.
PROVINCE Resta in pratica solo l'abolizione del listino, gli otto collegi elettorali, le regole per suddividere i seggi e poco altro. Oggi, dopo l'intervento del neo relatore Mariano Contu (Pdl), prenderà il via la discussione generale.
Lo stralcio arriva dopo ore di liti alimentate dai Riformatori, che chiedevano di discutere prima il taglio delle Province. «Ancora una volta le forze della conservazione di destra e di sinistra si sono coalizzate», commenta il coordinatore Michele Cossa, dopo il no del Consiglio alla sua proposta di invertire l'ordine del giorno: «Uno schiaffo ai 525mila sardi che con il loro voto, il 6 maggio, hanno fatto vincere i referendum». Un segnale «negativo e di mancanza di rispetto della volontà dei sardi, di un sistema che non è in grado di riformare se stesso. Il Consiglio non rispetta neppure le sue stesse leggi».
Quanto alla maxiproroga decisa dalla Giunta, Cossa annuncia che «servirà un chiarimento». Nella battaglia in aula intervengono più volte il capogruppo Attilio Dedoni, Pierpaolo Vargiu e Franco Meloni. «È solo un interesse di Palazzo», attacca quest'ultimo, «volete avere più posti nei collegi, ma alla gente non interessa. Noi non parteciperemo ai lavori. E sulla decisione della Giunta, ci riserveremo le nostre conclusioni».
SCONTRO COL PD Dedoni e Vargiu invece accusano il Pd di «voler tradire il referendum», e suscitano la reazione del capogruppo democratico Giampaolo Diana: «Siete voi a prendere in giro i sardi, rimanendo in Giunta». L'argomentazione è la stessa usata poco prima da Roberto Capelli (Api): perché i Riformatori non escono da una Giunta che approva la maxiproroga delle Province? «I loro assessori - riprende Diana - non hanno neppure avuto il coraggio di votare contro in Giunta, si sono astenuti. Non possono dire certe cose in aula e non dire niente a Cappellacci: ritirino gli assessori ed escano dalla maggioranza».
PER IL SULCIS L'unica cosa che mette d'accordo quasi tutto il Consiglio è la leggina che autorizza la Sfirs a un intervento finanziario da 20 milioni per costituire, con la Rusal, la NewCo che contribuirà al riavvio di Eurallumina (fornendole vapore ed energia prodotti da una nuova centrale elettrica a carbone). Previsti anche 3 milioni in più per il Parco geominerario.
Nella legge è rientrato inoltre l'emendamento di Luciano Uras (Sel) che stanzia 600mila euro per garantire, fino a fine 2013, i sussidi a circa cento lavoratori della formazione professionale licenziati e ancora in mobilità. Approvato anche l'ordine del giorno che impegna la Giunta ad attuare la proroga dei contratti dei lavoratori Csl e Cesil.
Giuseppe Meloni