Se ne riparla nel 2015, del taglio delle Province. Si sapeva che la scadenza del prossimo 28 febbraio sarebbe stata superata, ma la Giunta regionale vara a sorpresa la maxiproroga: se passerà la proposta dell'esecutivo, gli otto enti camperanno fino alla scadenza naturale (si era votato nel maggio 2010). In pratica le quattro Province minori - Gallura, Sulcis, Ogliastra e Medio Campidano - sopravviveranno per tre anni esatti al referendum che le ha abrogate, il 6 maggio scorso.
LEGGE INATTUATA Prevedibile l'indignazione dei referendari, puntualmente espressa dai Riformatori (i cui assessori non hanno votato in Giunta il disegno di legge) e non solo. «Ma non si può fare altrimenti», spiega ai giornalisti l'assessore agli Enti locali Nicola Rassu: «Il Consiglio regionale non riuscirà a completare entro febbraio la riforma ipotizzata dopo il referendum, e allora per sopprimere le nuove Province dovremmo commissariarle. Ma è anticostituzionale».
Dopo il 6 maggio il Consiglio aveva tenuto provvisoriamente in vita tutte le otto Province con una norma che dettava tre scadenze: entro il 31 ottobre 2012 la legge di riassetto generale delle autonomie locali; entro il 31 dicembre i referendum comunali per aderire ai nuovi enti; nel frattempo le Province avrebbero conservato le funzioni precedenti, ma solo fino al 28 febbraio 2013.
I primi due termini sono già spirati inutilmente: il riassetto degli enti è stato approvato in commissione Autonomia (il testo salva le Province storiche di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano), ma non in aula. Difficile che il sì definitivo arrivi in un mese, e comunque non sarebbero pronti gli adempimenti burocratici necessari per trasferire funzioni, beni e personale degli enti cancellati.
LA PROPOSTA «La Giunta non si sogna di andare contro i referendum», assicura Rassu, «ma ha dovuto tener conto del parere di illustri costituzionalisti e di una sentenza della Consulta: i Consigli provinciali sono eletti dai cittadini, il voto abrogativo non può avere effetto immediato. E poi si potrebbe determinare un caos istituzionale: le Province gestiscono strade e scuole, rischieremmo di dover chiudere dal primo marzo gli istituti superiori».
Il nuovo disegno di legge riscrive le scadenze elencate otto mesi fa: entro il 30 giugno 2013 la riforma, entro il 31 dicembre i referendum. «Si arriva così - prosegue Rassu - a poco più di un anno dalla scadenza naturale delle Province: a quel punto meglio attenderla e consentire un ordinato trapasso ai nuovi enti, evitando contenziosi».
LA PROTESTA Tra i referendari contrari al rinvio, il leader della Base Efisio Arbau, che se la prende con tutto il Consiglio: «Una vergogna, la solita classe dirigente che scappa dalle decisioni che tagliano le poltrone, nonostante un referendum». Eppure «sulle indennità dei consiglieri si è legiferato in neanche un mese (di notte), mentre per le Province si continua col rinvio, senza tenere conto del volere dei sardi». La verità , conclude Arbau, è che «in Consiglio regionale comandano quelli che campano con i soldi dei cittadini». (g. m.)