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L'unione sarda. No a Monti: Berlusconi divide i suoi

Il partito spaccato tra falchi e colombe sull'attacco al governo

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ROMA Ci sono aspettativa e preoccupazione nel Pdl, dopo i fuochi artificiali sparati da Silvio Berlusconi. I falchi sognano una resa dei conti e un ritorno del Cavaliere da grande condottiero. Le colombe invece invitano alla cautela: assecondano il presidente sulla battaglia per la giustizia e sul fisco, ma lo lasciano solo nella guerra contro il governo.
RISCHIO SPACCATURA In molti, dentro e fuori il partito, si chiedono se Berlusconi abbia davvero i numeri nel Pdl per chiudere la parentesi dell'esecutivo dei tecnici. «Sarà Berlusconi a staccare la spina a Monti o saranno Alfano e company a staccarla a lui?», ironizza il leghista Giampaolo Dozzo.
Pesa il silenzio del segretario Angelino Alfano, che a breve potrebbe convocare gli organi di partito. È possibile che, nell'ufficio di presidenza, le velleità del Cavaliere siano ricondotte a posizioni più moderate. Ne è certo Roberto Formigoni: «Berlusconi - sottolinea - ha subordinato il “se cade Monti” a una discussione in quell'organismo, e sono convinto che l'ufficio dirà no alla caduta di Monti». Ma se il Cavaliere decidesse di andare a una conta vera e propria, convocando i gruppi, l'esito potrebbe essere una clamorosa spaccatura.
Qualche fedelissimo che ha sentito Berlusconi al telefono lo descrive tutt'altro che agguerrito, in una fase di quiete dopo la tempesta. Quasi in attesa di eventi: come il voto in Sicilia, primo importante banco di prova, che tra gli altri indicatori racconterà qualcosa in più sulla vera forza di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 stelle. E le eventuali reazioni di spread e mercati, dopo le esternazioni del Cavaliere.
Il Carroccio, che resta il principale interlocutore del Pdl - se non altro per le alleanze nei governi del nord - guarda con grande interesse al processo innescato. Una «nuova fase politica», la definisce ancora Dozzo; un «predellino 2», per dirla alla Calderoli.
CON MONTI Intanto Fabrizio Cicchitto ritorna a vestire gli abiti del pompiere («va evitata la crisi, ma si deve ridurre la pressione fiscale»), continuando a battere la linea dell'unità dei moderati, e difendendo Alfano dagli attacchi di Daniela Santanchè. E come lui molti altri prendono le distanze da Berlusconi, riducendo di fatto l'uscita di sabato a uno «sfogo». Da Gaetano Quagliariello a Isabella Bertolini, da Guido Crosetto a Osvaldo Napoli, le voci vanno tutte nella stessa direzione: salvare il soldato Monti.

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