Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'unione sarda. «Viveva solo per la sua famiglia»

ONIFAI. Vanno avanti le indagini sul duplice omicidio di Loculi: interrogate decine di persone

Condividi su:

Dal nostro inviato
Piera Serusi
ONIFAI Il grande tavolo in cucina è apparecchiato per il pranzo. Giuliana Gungui fa avanti e indietro tra il tinello e il soggiorno dove i parenti piangono e ricordano. Lei, ormai senza più lacrime, sta ritta come un soldato di vedetta, accudisce i familiari e infonde forza alle figlie. Sono tre giorni che la vedova di Pietro Scanu non fa che stringere mani e ricevere abbracci di condoglianze. Tre giorni da quando i suoi fratelli l'hanno chiamata al telefono da Nuoro: «Corri, hanno ucciso tuo marito», e lei, che lavora in un panificio a Dorgali, è volata dio solo sa come fino al podere di “Monte Locula” dove poche ore prima Pietrino e il suo datore di lavoro Peppeddu Ruiu erano stati uccisi con due fucilate esplose a bruciapelo, il primo colpito alla tempia, l'altro alla nuca.
UNA VITA DI SACRIFICI Nella casa di via Caduti del Lavoro, abitazione popolare nella parte alta del paese, anche ieri era un continuo viavai di parenti, compaesani e amici. «Mio marito era un uomo tranquillo e benvoluto. Viveva per la sua famiglia». Giuliana Gungui, 42 anni, nuorese («ma mio padre è originario di Mamoiada»), siede solo un attimo sulla punta della seggiola in cucina. È una donna di modi gentili e di poche parole, alta, i lunghi capelli chiari. È la vedova dell'ultimo morto ammazzato in Baronia, eppure in questi giorni la sua figura è rimasta in disparte, esattamente come martedì mattina - lì, sul luogo dell'agguato nelle campagne di Loculi -, quando, dopo i rilievi, i carabinieri hanno permesso alla sorella e alla nipote di Giuseppe Ruiu (che non era sposato ndr ) di avvicinarsi al cadavere del loro congiunto. A lei no, non è stato permesso: un diniego che è stato massima delicatezza da parte dei militari, e non serve spiegare il perché.
LE PECORE VENDUTE Mercoledì pomeriggio - assieme alle figlie Maria Giovanna, 21 anni, e Gabriella, sedicenne - Giuliana ha accompagnato suo marito nell'ultimo viaggio. Erano sposati da ventidue anni. Insieme avevano superato tante difficoltà e affrontato una vita di duro lavoro. Pietro era un servo pastore, lavorava alle dipendenze dei possidenti della zona per un salario mensile. Da due anni era impiegato nell'azienda di Giuseppe Ruiu, 59 anni, proprietario terriero di Loculi. Sia Giuliana che il marito uscivano di casa alle cinque del mattino: lui diretto in campagna, lei a Dorgali, a impastare e cuocere pane carasau in uno dei forni del paese. «Perché non aveva bestiame suo? Perché l'aveva venduto». È una storia, questa, che racconta più di tutte l'amore di Pietro Scanu per la sua famiglia. «È successo nel 1994. Nostra figlia Maria Giovanna, la primogenita, era nata malata. Talassemia. Aveva due anni quando a Cagliari ci dissero che l'unico modo per salvarla era un trapianto di midollo. Il professor Antonio Cao ci incoraggiò. Ma allora non era come oggi che ci sono i sostegni economici. Così, per poter affrontare le spese e dare alla nostra bambina una vita normale, Pietro decise di vendere le sue 200 pecore. Tutto il bestiame. Maria Giovanna venne dimessa il giorno del suo compleanno. Sta bene e questo ci ha ricompensato di tutto».
LE INDAGINI Intanto vanno avanti le indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Nuoro e della Compagnia di Siniscola. E mentre sembra chiaro che all'alba del 5 febbraio, davanti al cancello del podere di “Monte Locula” c'erano appostati due killer armati di fucile calibro 12 a pallettoni - ieri decine di persone di Irgoli, Loculi e Onifai sono state ascoltate dagli inquirenti. «Mai, mai mai Pietro ha avuto paura - ribadisce Giuliana -. Era un uomo tranquillo. Nei suoi pensieri c'era soltanto la famiglia».

Condividi su:

Seguici su Facebook