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L'unione sarda. La sfilata dei “Tumbarinos”

GAVOI. La neve ha reso ancor più magico l'evento che coinvolge tutta la comunità

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Mille tumbarinos hanno animato il giorno più importante del Carnevale gavoese: “jobia lardajola”, il giovedì grasso. La vasta partecipazione ha impedito al freddo di limitare la riuscita di una tradizione consolidata e la neve ha reso ancora più spettacolare l'evento. Fave e lardo, balli e libera espressione hanno accompagnato i momenti della festa. Il suono degli strumenti caratteristici, assordante e ripetitivo, che ipnotizza e travolge, è riecheggiato fino a notte fonda per le vie del paese.
Il Carnevale di Gavoi è comunità. È ritmo che cadenza l'uscita di massa, il riversamento di un entusiasmo collettivo, un concerto di suoni, di danze, di colori. “Su tumbarinu” è lo strumento principe della grande riunione popolare: lo studioso Vittorio Angius riporta testimonianze nei suoi scritti. “Pipiolu”, “triangulu” e organetto completano la colonna sonora gavoese. In questo centro della Barbagia non esiste una vera e propria maschera tradizionale. Le figure che muovono il Carnevale sono fondamentalmente i suonatori di tumbarinos, ma si riconosce nel fantoccio Zizzarrone la vittima della ricorrenza e in Marianna Vrigonza un personaggio che la comunità conosce da sempre.
“Sa Sortilla 'e Tumbarinos” è una festa che coinvolge tutto il paese: i partecipanti non si dividono in attori e spettatori, perché tutti concorrono e si sentono parte di un unico sentire, formando un'atmosfera di leggerezza e tradizione. Nella giornata di ieri la tradizione del Carnevale si è ripetuta, in un'atmosfera resa ancora più magica dalla neve.
R. Ta.

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