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L'unione sarda. «Ora il governo rispetti i patti»

De Francisci: dateci i 244 milioni per migliorare i servizi

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E ora Roma paghi il conto. Approvata dal Consiglio (il 17 ottobre) la legge sulla riorganizzazione della rete ospedaliera sarda, la Regione confida di ottenere 244 milioni dal governo per riequilibrare servizi e investire in tecnologie. Fondi che andranno a sommarsi ai 152 già concessi per il miglioramento dell'edilizia sanitaria.
L'ASSESSORE Un fatto è certo: «La spending review non si abbatterà sulla sanità dell'Isola: ci siamo mossi prima che l'esecutivo la pensasse per scongiurare decisioni calate dall'alto». Ne è convinta, l'assessore alla Sanità Simona De Francisci, mentre si appresta a varare un piano di riordino che dovrebbe salvare i piccoli ospedali senza compromettere i posti letto nelle strutture delle città, quelle che propongono la cosiddetta alta specializzazione. «Vogliamo abbandonare la visione ospedalocentrica , potenziando il territorio con case della Salute, assistenza domiciliare integrata e hospice. Allo studio c'è anche l'Ado, l'assistenza domiciliare per i malati tumorali».
TAGLI Premessa: i tagli ci saranno, eccome. «In Sardegna oggi sono circa 7 mila i posti letto, 4,2 ogni mille abitanti. Il numero verso cui dobbiamo tendere è 3,7 ogni mille cittadini», dice De Francisci. «Quindi, nel range dei 1.500 posti letto a rischio, 850 saranno riconvertiti per la lungodegenza e la riabilitazione, gli altri 650 saranno cancellati». Non sono tutti nel pubblico: «Una parte sarà nel settore privato e un'altra nelle strutture statali, almeno il 50% stando ai dettami della spending review. Non è possibile che ci siano reparti con un tasso di ospedalizzazione sotto il 75%, pur tenendo conto delle deroghe per i piccoli ospedali». L'obiettivo è ridurre i costi, ma c'è chi obietta: «Questa legge è un danno perché i suoi effetti falcidieranno le strutture periferiche, ridimensionando i servizi nelle zone interne», tuona Francesca Barracciu (Pd). «E il potere di fare questo sarà nelle mani dei direttori generali, chiamati a svolgere anche un ruolo politico».
I PICCOLI OSPEDALI Proprio di Barracciu era l'emendamento che salvava tout court l'offerta dei piccoli ospedali, durato il tempo di una notte prima che la maggioranza ritrovasse compattezza e rimediasse con un'altra proposta al taglio dei posti letto in ospedali come il Brotzu a Cagliari, il San Francesco di Nuoro e il Santissima Annunziata a Sassari. In sintesi, il centrodestra ha corretto il tiro in questo modo: siano fissati criteri di operatività per i piccoli ospedali, ma non possono essere sacrificati i servizi delle grandi strutture. «Penso a specializzazioni come quelle legate ai trapianti e alla robotica per la cura del cancro del colon», osserva De Francisci.
I DIRETTORI GENERALI Decisivo sarà il ruolo dei direttori generali: «Ci segnaleranno le esigenze dei territori, dove e come si può intervenire, migliorare e in ultima istanza sopprimere», dice ancora l'assessore. «Un posto letto costa, e tanto. Faccio alcuni esempi. La tariffa di ricovero più alta in assoluto è quella del trapianto di fegato: 80.199 euro, degenze pre e post operatorie comprese. Poi ci sono tariffari più bassi: 34 euro per la chemio, senza il farmaco e a prestazione. E i ricoveri a regime ordinario: cito il falso travaglio, cioè il cosiddetto parto isterico, che ha un costo di accoglimento di 408 euro». Ai dg la Giunta presto presenterà le linee guida, i binari su cui far correre la riorganizzazione.
L'ACCUSA Ma Barracciu contesta: «Le linee guida per gli atti aziendali sono state approvate dalla Giunta prima del via libera alla legge sulla Sanità. Eppure sarebbero dovute essere conseguenza proprio della legge. Basta per intuire il pasticcio che è stato partorito: in due mesi si è voluto sopperire a tre anni e mezzo di vuoto totale. Quel che serviva», prosegue Barracciu, «era il piano sanitario. Il centrodestra non ha voluto portarlo in Aula, perché proprio la mancanza di regole agevola il tornaconto elettorale».
I FONDI Non basta: «L'attuazione di questa legge richiederà almeno un anno. Significa che andremo oltre la data del 31 dicembre che il governo richiede per la revisione della spesa. Di conseguenza perderemo anche i 244 milioni che dovrebbero arrivare da Roma. Senza piano sanitario e atti di programmazione non si va lontano. Così cresce solo il disavanzo, a livelli mai visti: 360 milioni all'anno». Un aspetto positivo Francesca Barracciu lo individua: «Grazie al centrosinistra c'è un limite per l'utilizzo del lavoro interinale: il 2% della spesa del personale. Così finalmente si faranno i concorsi, ma l'unica cosa davvero positiva sarebbe che la Giunta Cappellacci andasse subito a casa». (lo. pi.)

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