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L'unione sarda. Oggi stop ai sondaggi Ultima raffica di cifre

Ma peseranno i seggi nelle regioni chiave

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ROMA Comunque finirà sarà un successo. Ma l'unico a poterlo dire, sondaggi alla mano, è al momento Beppe Grillo. Forte di un esordio travolgente e di un possibile terzo posto in classifica generale dietro i big Bersani e Berlusconi. Chi vincerà il Gran Premio, cioè Palazzo Chigi, nonostante gli innumerevoli sondaggi, è invece quasi impossibile prevederlo a causa del sistema elettorale del Senato che assegna il premio di maggioranza su base regionale. E da oggi i sondaggi saranno vietati.
REGIONI DECISIVE La vittoria si gioca in un pugno di regioni in bilico. A partire da quella giustamente definita «l'Ohio d'Italia», cioè la Lombardia. E poi, a rendere ancora più indefinito il panorama, c'è la rincorsa della coalizione di Berlusconi, dato in grande rimonta. Sarebbe sotto di 5 punti (ma i suoi sondaggi dicono addirittura di 1 punto) rispetto al centrosinistra. Tutti danno i numeri, con la non celata intenzione di convincere distratti e indecisi. Ma la principale incognita di queste elezioni resta il Senato. I seggi in palio, al netto dei sei senatori eletti all'estero, sono 309. Di questi ben 49 sono eletti in Lombardia: chi vince lì, grazie al premio di maggioranza, ne porta al Senato 27. Da soli potrebbero fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. La Sicilia ne assegna in totale 25, e 14 di questi vanno al vincitore. Nessuno rischia una previsione netta. Anche Datamedia non si espone più di tanto, confermando dei “range” che in Lombardia e Sicilia danno un sostanziale testa a testa.
La terza regione in bilico è la Campania, dove è in leggero vantaggio il centrosinistra. Mentre esce probabilmente dalle regioni in bilico il Veneto. Lì col premio di maggioranza si portano al Senato 14 dei 24 seggi disponibili: i sondaggisti sembrano sciogliere l'incertezza a favore del centrodestra.
INCOGNITA SENATO Peraltro ipotizzare un vincitore per il Senato non è complicato solo dal sistema elettorale, ma anche dalle incognite sul risultato estero (6 senatori, di cui è difficile prevedere lo schieramento d'appartenenza), nonché dalla presenza a Palazzo Madama dei senatori a vita. Attualmente i senatori a vita sono quattro: Mario Monti, Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi ed Emilio Colombo. A loro si aggiungerà a fine mandato, se non verrà rieletto, anche Giorgio Napolitano. Il plenum teorico del Senato è quindi attualmente 319, il che porta la soglia di maggioranza a 160 e addirittura a 161 quando e se farà il suo ingresso a Palazzo Madama anche Napolitano. Di fatto le possibilità che Bersani, anche in caso di vittoria “percentuale”, possa contare su una maggioranza autosufficiente non solo alla Camera (dove il premio di maggioranza nazionale gli assicura 340 deputati) ma anche al Senato sembrerebbero appese a un filo. Se non ci riuscirà non potrà che rivolgersi al centro di Monti, dato che Ingroia non dovrebbe riuscire a portare senatori e che Grillo non è interessato ad alleanze di governo. Monti dovrebbe riuscire a portare una pattuglia di senatori utili per essere l'ago della bilancia: dai 31 ai 21.
GLI INDECISI Solo a urne chiuse, dato che i sondaggisti subiranno lo stop di legge, si saprà chi sarà riuscito a smuovere, e in che misura, il partito del non voto. Gli indecisi sono al 30 per cento per tutti gli istituti di sondaggio: e le scelte anche di una piccola parte di loro possono provocare terremoti.

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