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L'unione sarda. Il grido di una provincia in crisi

In 1.500 in viale Trento, studenti e sindaci con gli operai

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Operai, studenti, sindaci, rappresentanti di altre categorie produttive (pesca, commercio, servizi): tutti a Cagliari per ricordare che c'è una provincia, il Sulcis Iglesiente, che sta morendo di crisi. Tutta, non solo le industrie. A Cagliari, ieri mattina, sono arrivati da Carbonia, Iglesias, Villamassargia, Portovesme 26 pullman: a bordo, oltre 1400 persone. Un altro centinaio ha viaggiato in auto. Nessuno intendeva mettere a ferro e fuoco il capoluogo sardo: la manifestazione, in origine, doveva tenersi a Roma con ben altra grinta. Tuttavia, dopo che due ministri (Passera e Barca) e un sottosegretario (De Vincenti) hanno promesso che il 13 novembre saranno nel Sulcis Iglesiente, sindacati e istituzioni locali hanno ripiegato su una protesta soft a Cagliari. Obiettivo: manifestare in maniera unitaria il malessere di un territorio devastato dalla crisi. Ma sull'unitarietà l'iniziativa di ieri ha mancato il bersaglio.
VIALE TRENTO Alle 10 i 1.500 erano già in viale Trento, davanti alla sede della Giunta regionale con bandiere (quelle rosse della Cgil, le biancoverdi della Cisl, le azzurre della Uil) e striscioni (dall'annunciato «Sulcis devi vivere» fino al rabbioso «L'Enel e i suoi servi sono i boia del Sulcis» esposto all'alba da un gruppo di operai dell'Alcoa arrivato a Cagliari in anticipo e per conto suo). Sul palchetto montato all'angolo con via Rovereto, col segretario provinciale della Cgil Roberto Puddu a gestire i tempi d'intervento, si sono alternati al microfono in 27. La voce dei parlatori, amplificata da un paio di casse montate sul tettuccio di un furgone, contro il ritmo martellante dei caschi e degli avvisatori acustici degli operai dell'Eurallumina seduti davanti al portone della sede istituzionale, protetto da carabinieri in assetto antisommossa e funzionari della Questura. Tra i due fronti, una folla variopinta. Tanti gli studenti. In mezzo, anche i minatori della Carbosulcis: «Alla nostra categoria mancava solo l'innalzamento di un anno dell'età pensionabile», sospira Cicci Marotto, Rsu Uil, una delle anime dell'occupazione dei pozzi a Nuraxi Figus. C'è il presidente della Provincia Tore Cherchi: «Mi sarei aspettato - sorride - che il presidente della Regione incontrasse i rappresentanti delle istituzioni».
IL CORTEO Tutto come da copione. Alle 12, però, una trentina di operai Alcoa con bandiere della Cisl si mette alla testa di un corteo formato da circa 300 studenti delle scuole superiori di Carbonia e Iglesias: «Figli della crisi», dice il loro striscione. «Iniziativa dettata dal protagonismo di una parte di operai dell'Alcoa che rischia di isolarsi», stigmatizza Roberto Puddu della Cgil. Mentre il grosso dei manifestanti resta in viale Trento e si prepara a tornare a casa, il corteo non autorizzato imbocca viale Trieste, seguito da funzionari della Questura e auto della Digos; la polizia municipale deve correre per cercare di limitare i disagi al traffico nell'ora di punta. Gli slogan prendono di mira Cappellacci e la Fornero ed esaltano gli «studenti sardi duri e testardi». Si va verso via Roma, meta la sede del Consiglio regionale. Ci si arriva alle 13, dopo un sit-in lampo alla stazione dei treni. Gli operai battono i caschi (un riscaldamento, in vista della trasferta a Roma prevista per lunedì prossimo), il presidio dura non più di mezz'ora. Poi tutti a casa.
Marco Noce

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