Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'unione sarda. La maestra va al Senato

Manuela Serra, prima sarda nella storia a Palazzo Madama: «Il M5S ha sopperito alla distanza tra la “casta” e i cittadini»

Condividi su:

La prima senatrice sarda ieri è andata a scuola come ogni mattina. E ha portato i dolci ai suoi scolari, alla primaria di Pula. Che festa, che baccano: «Non avevo detto niente della mia candidatura, ho voluto festeggiare con loro: sono la mia vita». Ancora non ci crede, Manuela Serra, insegnante di sostegno cagliaritana catapultata a Palazzo Madama dallo tsunami del Movimento 5 Stelle: «È un sogno che si avvera, in cui credo da tre anni, da quando abbiamo iniziato l'attività». Sposata con un dipendente Enel, Serra ha una bimba di 4 anni, Marta: «Ieri, quando sono andata a prenderla all'asilo, ho saputo che aveva detto alle maestre che ero diventata attrice, non senatrice».
Onorevole Serra, pronta a cercare casa a Roma?
«Non è in cima alle mie priorità. Penso che andrà bene un bed and breakfast».
Rifuggirà lussi e privilegi tipici della casta?
«Vado in Parlamento per lavorare, mi hanno eletto per questo. Bisogna riscoprire la politica per quello che è, cioè impegno per le cose reali, e passione. Io voglio tornare presto al mio lavoro, che mi mancherà tantissimo».
Non le sembra troppo?
«E perché? È troppo dire di essere orgogliosa di quel che faccio, anche se da precaria, dopo aver conseguito due lauree e un master, tutti rigorosamente veri? Essere stata eletta senatrice è un onore, ma sono una persona normale e voglio rappresentare le tante persone normali che si sono stufate di certa politica che ci ha portato davanti al baratro».
Sa che in Parlamento ci sarà una situazione di sostanziale ingovernabilità?
«Sì, ma questo deve essere il momento dell'impegno. Se al tempo dei moduli scolastici non fossi andata d'accordo con una collega, mica avrei bloccato il modulo in attesa che cambiasse la collega. Avrei lavorato comunque. Noi porteremo in Parlamento proposte: chi ci sta bene, chi non ci sta pazienza».
Sta dicendo che sarebbe per una grande coalizione?
«No. Noi non faremo alleanze con nessuno. Credo che anche l'idea tradizionale di maggioranza, in questa situazione, vada superata. Dobbiamo essere pratici, lavorare assieme per il Paese. Pensiamo alla Sardegna...».
Le emergenze sono tante.
«Punterei subito sull'ambiente e sulla bonifica delle aree occupate da poligoni militari e siti industriali. Siamo un'Isola che potrebbe vivere di ambiente e di turismo se non ci fosse un'eccessiva pressione fiscale e una continuità territoriale che non funziona. E poi basta con le lobby».
La sua ricetta per rialzare la testa?
«Basta auto blu, basta sprechi. Ci batteremo per il reddito di cittadinanza perché è vero quel che dice Grillo: lo Stato deve stare vicino ai cittadini, e nessuno deve restare indietro».
Che cosa farà per la scuola?
«Mi batterò per migliorare la scuola pubblica. Il diritto allo studio è sancito dalla Costituzione, non è per un'élite. Penso al sostegno: un insegnante per due alunni disabili è una follia. E poi compriamo gli F35: vergogna. Se dire questo ci vale l'appellativo di incompetenti, ben venga l'incompetenza».
Che idea ha della politica?
«Quella della normalità, non delle frasi ridondanti di certi politici, che parlano senza sapere quel che accade fuori dal Palazzo. Politica per me è provare a colmare questa distanza».
Ora puntate alla Regione?
«Arriveremo anche lì. Sempre e solo con i nostri principi».
Lorenzo Piras

Condividi su:

Seguici su Facebook