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L'unione sarda. Disoccupati sardi allo sbando

Uffici di collocamento bloccati senza il personale licenziato

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Tanti cassintegrati, disoccupati e inoccupati in cerca di un'occupazione rischiano di rimanere a lungo in stand-by. Potrebbe sembrare un paradosso, invece, è l'assurda situazione che si è creata dal primo gennaio scorso nella maggior parte dei Centri servizi per il lavoro e dei Centri per l'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati. Il mancato rinnovo dei contratti dei 350 operatori qualificati dei Csl e dei Cesil sta comportando una lunga serie di disagi. In questo momento, chi cerca un lavoro non ha alcun operatore qualificato con cui potersi interfacciare, per sostenere un colloquio di orientamento.
Alcune Province stanno sfruttando le risorse dei bandi Por 2007-2013 e attivando le selezioni, per implementare un servizio che non viene erogato. «Adesso nella maggioranza dei centri», spiega Gigi Floris, rappresentante dei lavoratori per la Uil Temp «c'è solo il personale amministrativo che può iscrivere un cassintegrato ai corsi ma non effettuare colloqui di orientamento, di competenza solo di un esperto o di uno psicologo». Il bacino di utenza di chi si rivolge ai Csl e Cesil è composto da «15-20 mila persone su tutto il territorio regionale. In un anno», precisa Floris «riusciamo ad avere circa 66 mila contatti. Di questi 20-30 mila li abbiamo con persone che dovrebbero accedere agli ammortizzatori sociali».
IL VUOTO Dal primo gennaio scorso, ad eccezione dei pochissimi centri in cui circa 120 lavoratori hanno ottenuto una proroga che scadrà il 31 marzo prossimo, i servizi di auto-impiego, orientamento e domanda-offerta, sono attualmente scoperti. Intanto, dal 28 gennaio scorso alcuni operatori continuano a fare i turni per presidiare il palazzo della Regione in viale Trento. I loro sit-in e le loro manifestazioni sono all'ordine del giorno. Ieri pomeriggio, un gruppo si è spostato in via Roma, per protestare davanti al Consiglio regionale, dove era in corso la discussione e approvazione di un disegno di legge sulla proroga dei termini previsti dalla legge regionale sulle “Norme sul riordino generale delle autonomie locali”. L'obiettivo è tenere alta l'attenzione. «Ribadiamo a questa classe politica», chiariscono i lavoratori, «che è il caso di mettersi a risolvere i problemi nostri e della Sardegna». Negli striscioni campeggiano alcune scritte dove gli operatori si definiscono «ostaggi della burocrazia» o, peggio ancora, «uccisi dalla politica». Non hanno però alcuna intenzione di rassegnarsi. «Siamo qua per ricordare che la nostra vertenza», sottolinea Floris «non è stata ancora risolta. Ci siamo presi l'impegno di “accompagnare” ogni riunione di Giunta e del Consiglio con la nostra protesta, fino a quando non verrà messa la parola fine al nostro problema».
Eleonora Bullegas

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