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L'unione sarda. Nel paese aleggiavano sospetti ma ieri è stato il giorno del silenzio

Il sindaco: storia agghiacciante, sconvolti dal presunto colpevole

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Dal nostro inviato
Piera Serusi
GAVOI Le massaie con la busta della spesa in mano fanno capannello sotto l'occhio di sole e abbassano la voce non appena si avvicina qualcuno. E i vecchi. I vecchi sfrecciano via in fila indiana sul marciapiede della via Roma. «Ma davvero hanno arrestato Francesco Rocca? Non ne sapevamo niente», rispondono, guardandosi di sottecchi, una volta accomodati al tavolino del bar.
LO SCONCERTO Ieri mattina a Gavoi si stava come in Barbagia quando viene ammazzato qualcuno e il cadavere è ancora lì, caldo. Parole pronunciate sottovoce, persiane chiuse, poche persone per strada. L'hanno visto tutti, attorno alle 9, l'andirivieni delle pantere della polizia, ma prima ancora che la notizia corresse di bocca in bocca - «Hanno arrestato Francesco Rocca e Pierpaolo Contu» - qui un po' se l'aspettavano, il botto grande. «Da settimane, anzi da mesi - confida un pensionato - decine di giovani del paese, e pure i loro genitori, sono stati convocati più volte in commissariato». Alcuni anche due, tre volte. Figli, nipoti, cugini. Non c'è famiglia che non sia stata messa sotto torchio, anche quei parentadi con fedina penale immacolata. Cerchi di ricordare. Sappiamo che voi non c'entrate nulla. Ripeta ciò che ci ha già raccontato. Lo scorso autunno, l'inchiesta sull'assassinio di Dina Dore è virata sull'ipotesi di omicidio premeditato, e gli investigatori - che in mano avevano le confidenze buone - hanno lanciato la rete. Pesca a strascico, si chiama. E alla fine, il paese che si era offerto (inutilmente) di immolare impronte digitali, capelli e tamponi di saliva per i test del dna, è sfilato sotto il fuoco di fila delle domande degli inquirenti. Il cerchio si è stretto a poco a poco. «Siamo sconcertati. Profondamente turbati». Il sindaco Nanni Porcu, avvocato, ieri mattina era fuori per lavoro. «Sa cos'è? - spiega al telefono -. Il senso di liberazione che una notizia come questa avrebbe dovuto darci, è stato smorzato dall'identità del presunto colpevole, il marito dell'uccisa, e dagli elementi che rendono agghiacciante questa storia».
UN ROMANZO NERO Una storia che sembra scritta da un autore di noir. Quasi un gioco amaro del destino nel paese che da anni ospita un festival letterario conosciuto in tutta Italia. A Gavoi, dove nell'ultimo decennio sono state uccise tre donne (senza contare Maria Pina Sedda, la ragioniera sordomuta assassinata dal marito nella casa di Nuoro), c'è un filo, un'ombra lunga che lega l'omicidio di Dina Dore a quello di Angela Podda, la signora ottantenne uccisa dalla figlia Marirosa Contu il 21 marzo 2010 nella sua abitazione di via Canio. Pierpaolo Contu, il ragazzo arrestato ieri, è il nipote della pensionata (nonna paterna) e dell'assassina. Ed è il cugino di Roberto, primogenito di Marirosa Contu, che tre anni fa ha comprato la palazzina dei coniugi Rocca, la casa dove il 26 marzo 2008 venne uccisa Dina Dore. Ancora oggi, davanti al numero 62 di via Sant'Antioco - dove sul campanello sta scritto “Roberto e Roberta”, e le persiane sono state riaperte e sul davanzale delle finestre sbocciano le margheritine gialle - la gente sfila facendosi il segno della croce.
LA PICCOLA ELISABETTA La casa dei genitori di Francesco Rocca, in pieno centro, ha le finestre sprangate. Qui, una volta diventato vedovo, si era trasferito con la piccola Elisabetta che era stata affidata a lui. Ieri ha accompagnato la bambina alla scuola materna, poi è stato preso sottobraccio dai poliziotti. «E adesso la bambina con chi sta?», si preoccupa una vecchina che prega davanti alla tomba del marito in cimitero. A mezzogiorno in paese già correva la voce che la piccola, che oggi ha poco più di 5 anni, è stata affidata alla nonna materna. Angela Marchi, 76 anni, rimasta vedova due anni fa (Pietro Dore è morto pregando che gli assassini della figlia venissero presto arrestati), è stata l'unica, in tutti questi anni, a difendere il genero. Mai e poi mai ha detto una parola contro di lui, nonostante da tempo i rapporti tra le due famiglie fossero diventati praticamente di ghiaccio. Ieri mattina, tzia Angela è caduta e si è fratturata un piede. Poco più tardi le è arrivata la notizia dell'arresto di Francesco. Per lei, mamma col cuore trafitto da una spada, è stato come se Dina fosse stata uccisa un'altra volta.
LA TOMBA DI FAMIGLIA Dina è sepolta nella tomba di famiglia dei Rocca. Sulla lastra di granito nero, la sua foto a colori svetta sui nomi incisi a caratteri dorati. «Adesso la dovranno portare via di qui: la faranno riposare accanto al babbo», confida la vecchina che ha appena finito le orazioni. In cimitero i morti non vedono e non sentono. La signora si fa il segno della croce, punta l'indice al cielo e rivela: «Dio punisce chi fa il male. Ricorda quando Francesco Rocca è finito all'ospedale con le braccia e la testa bruciati? (nell'aprile 2009 l'allaccio difettoso della cucina a gas provocò un'esplosione nella villa che aveva in uso ndr ). Beh, quello era un segno».

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