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L'unione sarda. Un delitto in famiglia

Le verità nascoste nell'omicidio di Dina Dore a marzo del 2008: in manette il marito Francesco Rocca, avrebbe pagato il killer

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Un omicidio, non un sequestro. Il marito, non gente venuta da fuori. La svolta sul delitto di Gavoi è davvero clamorosa. Francesco Rocca, 43 anni, dentista con studio a Nuoro, ex consigliere provinciale di An, figlio di un medico possidente ed ex sindaco, è stato arrestato ieri mattina per omicidio premeditato. In cella è finito anche un ragazzino che all'epoca dei fatti aveva 17 anni, Pierpaolo Contu, di Gavoi: la sera del 26 marzo 2008, insieme a un complice sconosciuto, avrebbe ucciso Dina Dore su mandato del marito, come ricompensa 250.000 euro. Il movente? Rocca aveva un'amante e voleva liberarsi della moglie. «Vengono, ti prendono e neanche te ne accorgi», le aveva scritto per sms 4 giorni prima.
LA SVOLTA Una lettera anonima, spedita alla sorella della vittima il 12 ottobre; uno scritto per dare una risposta a Graziella Dore che in un'accorata intervista tv aveva detto «passate al setaccio tutta la mia famiglia»; una missiva con nomi e cognomi, mandante ed esecutori materiali. Chi scriveva sapeva. Erano stati convocati tutti in commissariato, la notte del 2 novembre scorso: avevano le ore contate gli assassini di Dina Dore, colpita a 37 anni con una roncola alla fronte e incerottata a morte nel garage della sua abitazione di via Sant'Antioco, a Gavoi, mentre la sua piccola Elisabetta, 8 mesi, piangeva nel seggiolone dentro la Punto appena parcheggiata. Invece, all'improvviso, gli inquirenti - il procuratore della Dda di Cagliari Mauro Mura, il suo sostituto Danilo Tronci, il capo della squadra mobile di Cagliari Leo Testa e di Nuoro Fabrizio Mustaro - avevano cambiato idea. Tutti a casa: il vedovo e i ragazzi che, forse, quella sera del 26 marzo 2008 c'erano. Tutti a casa e via con le intercettazioni, nella speranza, per niente delusa, che qualcuno crollasse.
LA CONFESSIONE Venti giorni dopo, a sorpresa, si era presentato in commissariato Salvatore Zurru, il marito di Graziella Dore: un suo conoscente, fin lì zitto per paura, gli aveva detto che il figlio era angosciato da quando Pierpaolo Contu gli aveva confidato di aver ucciso Dina. Convocato dalla Polizia il ragazzo aveva confermato: la sera del delitto era al bar Sedda, lo aveva chiamato Contu e gli aveva parlato del sequestro di Dina (ancora il corpo della donna non era stato trovato nel bagagliaio della sua auto), insieme erano andati a casa del marito. Rocca era in lacrime. Qualche giorno dopo il giovane era partito, al ritorno Contu gli aveva detto “hai intuito tutto, tu sei furbo” prima della rivelazione-choc: sono stato io, su commissione di Rocca, mi ha offerto o la casa dove viveva Dina o 250.000 euro, ho scelto il denaro. Ci ho provato gusto, lo rifarei .
IL DELITTO Hanno indagato i poliziotti anche su quel ragazzo. L'anonimo che ha scritto a Graziella Dore gli aveva ritagliato un ruolo: il giorno del delitto avrebbe accompagnato l'amico al bivio di Ollolai dove aveva appuntamento con Rocca. Il dentista avrebbe portato Contu in via Sant'Antioco, lo avrebbe fatto entrare a casa insieme a un altro ragazzo e lì, nel corridoio che collega il garage all'abitazione, i due avrebbero aspettato la donna. Dina Dore era rientrata poco prima delle 18,30 dopo essere stata a casa dei genitori. A pranzo con lei c'era pure il marito che, però, era andato via alle 13,40 per raggiungere un amico sul lago di Gusana, rientrare dai suoi genitori alle 14,30, incontrare la sua assistente (che era pure la sua amante) e un'amica e poi recarsi con le due donne a Nuoro. Alle 18,40 aveva telefonato alla moglie, a vuoto. Così per altre due volte. Nessuna preoccupazione. Anzi: era andato al bar Cacciatori e solo alle 21 era tornato a casa. Aveva parcheggiato fuori, contrariamente al solito. Dentro c'era l'utilitaria di Dina con lo sportello aperto, Elisabetta era per terra, sul seggiolone. A casa «era tutto in ordine», la bimba «tranquilla». Aveva avvisato un'amica che aveva chiamato la Polizia, quindi aveva telefonato al padre.
Nessuno aveva sentito nulla, solo una vicina il pianto della bimba, senza farci caso. Nessuno aveva visto nulla, solo un ragazzino di nove anni un giovane incappucciato in fuga verso la campagna.
M. Francesca Chiappe

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