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L'unione sarda. «Tu sei divina, lei era nulla»

Gli sconvolgenti messaggi fra il dentista e l'amante

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Volgare, meschino. Getta fango sulla moglie morta per salvare il rapporto con l'amante. Parla male pure della piccola Elisabetta, una burditta , è pure contento che Dina non ci sia più e quasi confessa: «Un giorno saprai cosa ho fatto per te». Mandando a un'amica il messaggino riservato all'amante e quella capisce: è stato lui a uccidere.
Gli atti dell'inchiesta svelano il brutto profilo di Francesco Rocca. Uno che, pur di allontanare da sé i sospetti, non esita a calunniare altri. Depista gli inquirenti su un improbabile sequestro viste le magre finanze, i debiti, lo studio che non va, i clienti che protestano. Mente spudoratamente. E costringe polizia e magistrati a indagare sui possibili sequestratori indicati da lui. Gavino Pira arriva a chiedere di incontrarlo per smentire le voci di paese mentre Stefano Sedda di Ollollai non c'entra proprio nulla, a dispetto del racconto del vedovo su un passare e ripassare in auto sotto casa con altre persone pochi giorni prima del delitto.
Calunnie. Solo calunnie per nascondere un delitto con un movente banale: l'amante. Che, un anno dopo l'omicidio, lo molla. «Non voglio fare la tappabuchi»: solo dopo la morte della moglie Rocca prega l'amante di lasciare il fidanzato e andare a vivere con lui. Magari nella «reggia», una casa che ha pagato 375.000 euro e che è solo sua. «Mettitelo bene in testa», ha scritto per sms alla moglie.
Per un intero anno Rocca è accorto, acquista due telefonini e li intesta allo stesso prestanome: uno per sè, l'altro per l'amante.
Ma quando la donna, nel 2009, lo lascia, il dentista perde la testa. Una microspia in auto svela la realtà: Dina era «una merda«» che gli aveva «rovinato la vita», «ha fatto la fine che doveva fare», «è stata una liberazione, la bambina è una bastarda, un giorno comprenderai che cosa ho fatto per te», «ho passato due anni sul divano invece che a letto con lei».
Con l'amante arriva al punto di negare di aver voluto sposare Dina: «Io non ho deciso un cazzo, hai capito? Neanche di stare con lei, ha fatto tutto lei, io non ho avuto i coglioni di dire no e il giorno che ci sono andato a letto ero talmente scazzato che così... è successo... di punto in bianco non ha preso la pillola ed è rimasta incinta», «io amo te, lei non l'ho mai amata», «oggi ho vissuto il 26 marzo, tu non sei un tappabuchi ma un motivo di vita, tu sei divina, sono innamorato in modo bestiale, mi hai fatto capire la felicità», «ho cancellato lei e il resto», «sono una merda inutile, detestabile, da mandare a cagare, per giunta sposato e con una burditta al seguito».
I colloqui con l'amante che non lo vuole più sono un crescendo di volgarità: «Non avevo bisogno di superare un trauma che non ho vissuto, mi dispiace che cosa le hanno fatto perché, odio dirlo, ma è stata una liberazione, vivevo una situazione insostenibile», «io non riesco a stare solo con la bimba, non me ne sbatte un cazzo, glielo avrei detto quel giorno», «mi ha dannato l'anima da viva e ora mi fa perdere te, era una merda», «la vita mi ha tolto la cosa più bella che avevo al mondo che sei tu, non me l'ha tolta il 26 marzo ma nei giorni scorsi e ora il 26 marzo al confronto sembra ferragosto, la festa», «non me ne sbatte un cazzo dell'altra che ho perso, non me ne fotteva prima figurati ora, è macabro poter pensare che sono felice di questa cosa, non vado dai suoi genitori perché non me ne sbatte, i genitori di una persona che sono contento che non esista più, mi sembra irrispettoso».
M. F. Ch.

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