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L'unione sarda. «Attenta, ti brucio come una scrofa»

Ricostruiti i dialoghi via sms fra marito e moglie dei giorni precedenti la tragedia

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La notizia è stata tenuta segreta per cinque anni: sul cellulare Dina Dore aveva conservato decine di sms, messaggini che fotografano l'altissima tensione fra marito e moglie. Francesco Rocca alterna amore a minacce terribili: «Stavo bruciando una scrofa morta, s'attera borta pio a tue». Dina minaccia il suicido.
Il 22 marzo il marito scrive: «Vengono, ti prendono e mancu t'inde abbizzasa . A 24 ore dalla sua morte Dina è disperata: «Vorrei sapere cosa ti ho fatto per meritare tutto quello che mi fai, sei sempre insofferente, cerca di guardare bene in te stesso perché così stai rovinando l'esistenza a me, a te e a Elisabetta».
Lo stesso giorno Francesco risponde: «Questa è l'ultima volta che mi vedi qua».
Dina: che cosa ho fatto questa volta?
Francesco: è il tuo modo di fare, si vede da lontano che mi detesti, me la sono cercata, peggio per me, al tuo posto forse avrei fatto anche di peggio.
Dina: forse per me l'unica soluzione è farla finita, visto che non sei solo tu che detesti ma anche gli altri, quindi sono io che non vado. Troverò il coraggio prima o poi quando avrò trovato una soluzione per Elisabetta.
Francesco: Elisabetta non ha colpa, ricorda, chissà che almeno lei non ti faccia riflettere.
Dina: non capisci un cazzo come al solito, trovare una soluzione per lei perché non voglio lasciarla sola. Vedo che hai imparato a scrivere col T9, chi è che ti ha insegnato?
Francesco: scrivo come sempre, sei proprio pazza, ricorda che Elisabetta è mia quanto tua.
Dina: poi volevo chiederti come mai stamattina tutte le volte che ti ho chiamato eri occupato, ha chiamato diverse volte Graziella ed eri occupato, e poi vuoi dirmi che non è successo niente stamattina? Ma pensi che io sia stupida?
Il dialogo via sms dei giorni precedenti i delitto è stato ricostruito interamente. Ma sul cellulare di Dina Dore c'erano anche altri messaggini del marito, senza la sua risposta, ed è un alternarsi di dichiarazioni d'amore e di rabbia: «Cazzo, neanche quando voglio impegnarmi riesco a stare con te, voglio solo che tenga ben presente che ti amo da morire, riuscirò a dimostrarti quello che penso. Spero solo che abbia pazienza di aspettarmi, muoio all'idea di potervi perdere, ti giuro, credimi, che ti farò stare da favola, riuscirò a farti dimenticare questo periodo di merda».
È il 6 dicembre 2007. Il giorno dopo, invia alcuni sms dello stesso tenore: «Ti chiedo solo di pensarci, per te ed Elisabetta, ti amo, non è vero che è troppo tardi, se mai mi hai amato mi devi dare una possibilità, decidi tu, sennò me ne vado». Tre giorni dopo cambia tono: «Ora ne ho i coglioni pieni, se è questo quello che pensi di me te ne vai a cagare». Il 6 gennaio ordina: «Mettimi i cuscini nella cameretta». Il 23 febbraio: «Saprò essere un buon padre, marito non so, non posso amare chi mi detesta».
L'8 marzo passa alle minacce: «Stavo bruciando una scrofa, la prossima volta brucio te».
M. F. Ch.

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