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L'unione sarda. Olzai. Avvelenò il suocero? Perizia sui farmaci

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Colpo di scena al processo a carico di Gianfranco Sanzone, 42 anni di Capoterra, a giudizio con l'accusa di aver avvelenato il suocero, Gesuino Mameli, 72 anni di Olzai, lo scorso ottobre. Ieri davanti al gup Silvia Palmas, ha deposto Angela Maria Mameli, 40 anni, figlia di Gesuino, all'epoca fidanzata di Sanzone, affermando di non aver mai parlato con l'imputato (difeso dall'avvocato Teresa Camoglio) del fatto che la sua famiglia di lì a poco avrebbe ricevuto un'eredità di 250 mila euro. Un'incrinatura nel movente -parrebbe - perché questi soldi per la pubblica accusa rappresentata dal pm Andrea Schirra, sarebbero la causale principe del tentato omicidio. E il fratello della donna Giovannantonio, 47 anni, ascoltato anche lui ieri, ha rincarato: «Mai saputo di lasciti. Sanzone mi sembrava una brava persona, ovviamente se ha commesso quel che si dice dovrà pagare i conti con la giustizia».
Intanto il gup ha disposto una perizia sui medicinali di cui era risultato in possesso Sanzone. L'obiettivo è quello di verificare la tesi della difesa. Secondo l'avvocato Camoglio, il Laroxil e il Tranquillit, contenenti benzodiazepine, il principio attivo che aveva mandato Mameli in ospedale, l'imputato li aveva sì ma solo perché li acquista abitualmente per la ex moglie che pur vivendo a Roma ha tenuto il medico in Sardegna. E se li aveva nascosti prima di recarsi in caserma dove lo avevano convocato gli inquirenti, era solo per paura. Il magistrato il 5 marzo conferirà l'incarico al consulente chiamato ad analizzare la composizione di tali farmaci e valutarne la compatibilità con i problemi di salute della ex consorte di Sanzone.
Fr. Gu.

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