Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'unione sarda. Regione, gli ultimi 200 milioni

Cappellacci: forse sforeremo il tetto del patto di stabilità

Condividi su:

Le richieste degli assessorati vanno oltre il miliardo di euro. Ma la Regione, per via dell'inasprimento del patto di stabilità, potrà spendere appena 200 milioni per il 2012. L'impresa (titanica) è riuscire a scremare le priorità di ogni singolo settore e provare quindi a non far mancare all'Isola l'essenziale. L'alternativa è sforare il patto di stabilità, scelta difficile soprattutto alla luce delle possibili - pesantissime - sanzioni.
LA RIUNIONE DI GIUNTA Il presidente della Regione Ugo Cappellacci ammette, pur senza arrivare a conclusioni definitive, «che il periodo è duro» come l'eventuale scelta: «Stiamo valutando con attenzione le ipotesi e non escludiamo niente». Riflessione in cui è coinvolta tutta la Giunta che ieri, convocata in seduta politica a Villa Devoto, ha preso atto ancora una volta di doversi attenere a un rigore calato dall'alto. «Una situazione che deriva dall'inasprimento del patto di stabilità ad opera di questo governo e di quello precedente», dice il vicepresidente e assessore alla Programmazione Giorgio La Spisa. «Oggi possiamo spendere 500 milioni in meno rispetto al 2011. Gli assessorati hanno espresso necessità per 1 miliardo e 100 milioni di euro e le risorse sono stanziate nel bilancio e disponibili in cassa, ma la stretta del patto ha imposto limiti strettissimi. Ci siamo rivolti alla Corte Costituzionale e al Tar per l'illegittimità di comportamento da parte dello Stato in previsione di un risarcimento dei danni». Anche La Spisa non esclude lo sforamento del patto di stabilità: «Non avremo difficoltà a compiere un atto forte come questo se non comportasse danni peggiori per la Sardegna. Stiamo esaminando le conseguenze», conclude: «Ciò che ci guiderà sarà l'interesse dell'Isola».
LA SITUAZIONE I soldi da spendere sono quindi agli sgoccioli e la Giunta fa i conti con la spia rossa dell'emergenza. Il patto di stabilità fissa paletti ferrei, oltre cui è meglio non andare a meno che nel giro di un anno non si accetti di vedere ulteriormente limitato un raggio d'intervento già ridotto ai minimi termini. Fissa infatti - per la Sardegna - in 3,2 miliardi il tetto per gli impegni e in 2,5 quello per i pagamenti. La parola d'ordine è raschiare il barile perché, da qui alla fine dell'anno, si può spendere solo per l'essenziale. E cioè, oltre ai contratti in essere e agli stipendi per i dipendenti, non si può prevedere alcun investimento. Da segnalare che i paletti non valgono per la spesa sanitaria e per le quote di co-finanziamento Ue.
LE POSSIBILITÀ I 200 milioni da ripartire tra i vari settori di cui la Giunta ha discusso ieri - come ha spiegato lo stesso Cappellacci - rappresentano «la riserva di spesa per aumentare il margine del patto di stabilità». Lo stesso presidente riferisce della richiesta degli assessorati e dello sforzo che dovrà essere fatto «per garantire le spese indifferibili e urgenti e le obbligazioni contrattuali».
L'EPISODIO Durante la seduta c'è stato anche uno scambio di opinioni tra l'assessore alle Riforme Mario Floris e il governatore Cappellacci. Il primo avrebbe posto il problema di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la questione dei tagli ai finanziamenti dei gruppi con modalità decise dal governo, perché la procedura indicata mina la sovranità dell'Isola in quanto esiste già una legge regionale in materia. Cappellacci ha risposto che in questa fase sono altre le rivendicazioni. Il discorso si inquadra, a livello più generale, nei tagli dei costi della politica decisi dal governo. Cappellacci, proprio sulle strategie del contenimento, sembra però avere una linea molto più vicina a quella del suo assessore alle Riforme di quel che si pensi: «A Roma parlano di tagli dimenticando che siamo la prima Regione che ha attuato, nei fatti, un'operazione di spending review interna», conclude il governatore. «Non ci sta bene questo compitino del governo». Ieri in conferenza delle Regioni, a Roma, i presidenti hanno deciso di proporre al governo una sforbiciata ai costi della politica. Se sarà accolta, da dicembre i governatori guadagneranno circa 7.400 euro netti al mese (ora ne percepivano tra i 7 e i 14 mila), comprendendo stipendio e indennità varie, adeguandosi allo stipendio del presidente dell'Umbria, a oggi il più basso. I consiglieri guadagneranno circa mille euro in meno e godranno di 5 mila euro all'anno come spese per i gruppi, spese che, così, si ridurranno del 50 per cento, con un risparmio totale di circa 40 milioni di euro all'anno. Per i costi dei gruppi, invece, il riferimento preso è stato quello dell'Abruzzo, dove i trasferimenti sono i più bassi d'Italia. Scettici i rappresentanti delle Regioni a statuto speciale, tra cui anche quello della Sardegna, l'assessore al Lavoro Antonello Liori. (lo. pi.)

Condividi su:

Seguici su Facebook