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L'unione sarda. Vendola assolto: «Ora vinco»

Per i giudici non favorì la nomina di un dirigente medico

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«Il fatto non sussiste». L'assoluzione dall'accusa di concorso in abuso d'ufficio con la formula più ampia apre per il governatore della Puglia e leader di Sel Nichi Vendola «la cavalcata delle primarie». Una sfida dalla quale finora era stato «frenato» in quanto - confessa Vendola - «un po' mi vergognavo, perché l'idea di poter essere confuso con un qualunque Fiorito mi dava molto dolore». Per Vendola, accusato di aver istigato Lea Cosentino, sua principale accusatrice, a riaprire i termini del concorso per l'incarico quinquennale di direttore medico della struttura complessa di chirurgia toracica dell'ospedale San Paolo di Bari, il pm aveva chiesto 20 mesi di reclusione.
La felice soluzione del caso giudiziario restituisce il leader di Sel alla contesa per le primarie del centrosinistra, dove la sfida è entrata nel vivo. Pier Ferdinando Casini, che pur non si era augurato una soluzione del nodo alleanze per via giudiziaria, dice: «Siamo disponibili a governi imperniati sul riformismo e non su vecchi tabù della sinistra», dando l'arrivederci a un'alleanza col centrosinistra.
Si vedrà alle primarie del 25 novembre, e poi alle elezioni, chi avrà la meglio sugli elettori del centrosinistra. «Certo il Pd», come ammette Bersani, «qualche difettuccio ce l'ha, come qualche limite di anarchismo, la mancanza sempre di una sufficiente tenuta». Il gradimento del segretario, invece, sembra migliorare: secondo gli ultimi sondaggi, uno anche de “La Stampa” tra 12 mila intervistati, Bersani, tra gli iscritti del Pd, è in vantaggio di 7 punti su Renzi mentre tra i non iscritti sarebbe un testa a testa. Certo, almeno stando ai sondaggi, le regole delle primarie, soprattutto la pre registrazione, avrebbero l'effetto di allontanare circa 250 mila persone. Ieri l'Authority per la Privacy, rispondendo al ricorso di Renzi, ha chiarito che i dati sia dell'albo degli elettori sia dell'appello per il centrosinistra non vanno diffusi e questo conforta le preoccupazioni dei renziani: «Finalmente avremo primarie più libere di quelle pensate dall'apparato del Pd», esulta Roberto Reggi, mentre i bersaniani vedono confermata l'impostazione uscita dal tavolo delle regole.

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