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L'unione sarda. Scure sulle Province, da 86 a 51

Nuove elezioni previste nel 2014, via alle città metropolitane

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 ROMA Il governo ha ridotto drasticamente il numero delle Province italiane, portandole - nelle Regioni a statuto ordinario - da 86 a 51, comprese le dieci città metropolitane. Dopo il decreto legge di riordino approvato ieri a Palazzo Chigi, l'esecutivo si è detto soddisfatto, tant'è che al termine della riunione del Consiglio dei Ministri, Filippo Patroni Griffi e Annamaria Cancellieri hanno sottolineato che «la riforma si ispira ai modelli europei, dove ci sono tre livelli di governo».
Inoltre, hanno ribadito, il provvedimento consente, in pieno spirito di spending review, di razionalizzare le competenze, in particolare in materie specifiche per le Province, come la gestione delle strade e delle scuole. Per il riordino delle Province delle Regioni a statuto speciale «vedremo in futuro - ha aggiunto Patroni Griffi - visto che la legge sulla spending review concede a questi enti 6 mesi in più di tempo, a parte la Sardegna, che è già passata da 8 a 4 e la Sicilia, che in questo momento è impegnata su altro», ha aggiunto il ministro per la Pubblica amministrazione.
GIUNTE PROVINCE Dal primo gennaio prossimo saranno soppresse e il presidente potrà delegare l'esercizio di funzioni a non più di tre consiglieri provinciali.
CITTÀ METROPOLITANE Dal primo gennaio 2014 diventeranno operative (si tratta di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria) e andranno a sostituire le Province nei maggiori poli urbani realizzando così, sottolinea il governo, «il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e tuttavia rimasto finora incompiuto».
COMMISSARI AD ACTA Per rendere effettiva la riorganizzazione delle Province, senza altri interventi legislativi, il governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati e adempimenti preparatori «garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta».
DIVIETO DI CUMULO Il decreto prevede il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi provinciali e comunali. Contestualmente viene confermata l'abolizione degli assessorati. Gli organi politici dovranno avere, inoltre, sede esclusivamente nelle città capoluogo.
NUOVE PROVINCE NEL 2014 L'effettivo riordino delle Province entrerà in vigore dal 1 gennaio 2014. A novembre 2013 dovranno tenersi le elezioni per decidere i nuovi vertici (che, come nuovo ente di secondo livello, secondo quanto previsto dal decreto Salva-Italia, potranno esprimere un consiglio provinciale e il presidente della Provincia, con la relativa soppressione della Giunta).
RICORSI Sui ricorsi - ce n'è ad esempio uno pendente in Consulta, il 6 novembre prossimo, sollevato dalle Regioni in tema di sistema elettorale per le nuove Province - Patroni Griffi ha ribadito la volontà del governo di andare avanti «con il nostro timing perché crediamo nella legittimità degli atti».
Il decreto legge del governo trova l'Unione delle Province d'Italia (Upi) decisamente critica: il presidente Giuseppe Castiglione punta il dito contro le «forzature fatte su alcuni territori», disapprovando la decisione di voler cancellare le giunte dal prossimo gennaio. Quasi polemico il suo vice Antonio Saitta, secondo cui «la volontà di voler cancellare l'elezione da parte dei cittadini degli organi di governo delle Province risponde alla stessa impostazione autoritaria e a nessun altra logica».

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