La Giunta non sfonderà il Patto di stabilità. Lo rideterminerà in autonomia, senza discuterlo con lo Stato, per poter spendere «in fretta e bene per la Sardegna» - come auspica l'assessore al Bilancio Alessandra Zedda - i fondi che Roma trasferisce ma impedisce di spendere. Il nodo, però, è sempre lo stesso: quei soldi - circa un miliardo - servono all'Isola per respirare, se non addirittura per sopravvivere. Così, saranno inseriti nella Finanziaria che oggi alle 10 arriva in Giunta per l'approvazione, primo passo per chiudere un lungo periodo di esercizio provvisorio.
IL VERTICE Ieri Zedda ha incontrato sindacati e associazioni. Da parte dei Confederali non c'è entusiasmo: «Riscontriamo poche e confuse idee su lavoro e sviluppo, con la ripetizione del credito di imposta in conto occupazione, microcredito in agricoltura con sole risorse regionali anziché utilizzare al meglio i fondi strutturali, l'introduzione del cosiddetto reddito di comunità virtuale», scrivono in una nota congiunta Enzo Costa (Cgil), Mario Medde (Cisl) e Francesca Ticca (Uil). «E poi vari capitoli su questioni dal sapore elettoralistico, come l'eventuale zona franca e l'agenzia regionale delle entrate». In attesa di ottenere gli atti con le cifre della Finanziaria, per i sindacati il confronto «non parte con il piede giusto». In serata Zedda replicherà dicendo che non c'è stata «alcuna scorrettezza» e che occorre «remare tutti nella stessa direzione». Poi ha confermato quanto già affermato dal governatore Ugo Cappellacci: «La Regione sta valutando una propria legge che permetta di rimodulare il Patto di stabilità in modo da restituire ossigeno al tessuto produttivo. Per compiere questo passo è necessaria una rapida approvazione della Finanziaria, così da cominciare a liberare risorse e riprendere il confronto con lo Stato».
L'ITER Dopo il sì dell'esecutivo, il testo approderà in commissione prima dell'approvazione in Consiglio, attesa entro il 30 aprile. Sarà comunque una manovra d'emergenza: dei 6,9 miliardi di trasferimenti, 2,5 possono essere spesi (escludendo dalla somma i 3,5 della Sanità). Riscrivendo il Patto di stabilità, la Regione dovrebbe poter contare su altri 900 milioni altrimenti fermi. Cifra che arriverebbe a un miliardo e 100 milioni includendo i fondi residui.
LE MISURE Oltre alle spese fisse, nella Manovra dovrebbero essere recuperati cento milioni che permetteranno una serie di interventi per le famiglie, le imprese e il lavoro. Su tutti, l'attivazione dei pagamenti dei crediti vantati da 25 mila imprese, il reddito di comunità per 10 mila giovani, la restituzione dell'Imu alle famiglie povere, crediti di imposta per nuove assunzioni. Inoltre, 70 milioni sono previsti per un piano straordinario del lavoro.
LA MAGGIORANZA E se Pietrino Fois (Riformatori), presidente della commissione Bilancio, sostiene l'iniziativa della Giunta di «riscrivere il Patto di stabilità in Finanziaria» perché «risponde a un'esigenza che poniamo da tempo, cioè placare l'emergenza sociale che il mancato pagamento dei crediti alle imprese sta determinando, con il blocco totale dell'economia», Pietro Pittalis, capogruppo Pdl, elogia le azioni per alleviare il disagio delle categorie più deboli e auspica: «La Manovra deve essere esitata in commissione prima di Pasqua».
L'OPPOSIZIONE Giampaolo Diana, capogruppo Pd, spera che «l'iniziativa sul Patto di stabilità serva per ottenere quanto ci spetta e che non sia una trovata elettoralistica». Apre invece sulla Manovra: «Sono curioso di vederla: deve essere un'occasione per creare lavoro. Indico i settori: le risorse disponibili vadano ai Comuni, perché possano mettere subito a norma edifici pubblici e scuole. E poi si trovino i soldi per gli interventi di sicurezza contro il rischio idrogeologico». Chiude Luciano Uras, senatore di Sel: «L'esercizio provvisorio rappresenta un danno per l'economia sarda. Non affrontare la finanziaria subito, senza indugio, sarebbe un vero atto di irresponsabilità politica: condannerebbe l'Isola alla bancarotta».
Lorenzo Piras