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L'unione sarda. Le indagini a Cagliari

Non è escluso che volessero simulare un sequestro per un riscatto

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Le indagini restano a Cagliari; Pierpaolo Contu rimane in cella. I gip Palmas e Altieri ieri hanno risposto alle questioni preliminari sollevate dagli avvocati Gianluigi Mastio, Angelo Manconi e Mario Lai.
L'inchiesta su Francesco Rocca resta competenza della procura distrettuale perché non è escluso che i killer, dopo il delitto, intendessero simulare un sequestro per chiedere un riscatto. L'ipotesi è che Rocca volesse estorcere ai suoi genitori i soldi con cui pagare gli esecutori materiali dell'omicidio. Che, per inciso, sarebbero almeno due dal momento che il dna trovato sullo scotch che ha ucciso Dina Dore non appartiene a Contu.
Quanto alla revoca dell'ordinanza di custodia cautelare chiesta dall'avvocato Mastio per Contu (qui la competenza è del Tribunale dei minori di Sassari perché all'epoca del delitto l'indagato aveva 17 anni) il gip ha respinto la richiesta. In sostanza: non è inutilizzabile l'interrogatorio del teste-chiave e non è nullo quello del padre. Secondo il difensore il teste- chiave, che il 2 novembre scorso aveva detto agli inquirenti di non saper nulla dell'omicidio, si era reso colpevole del reato di favoreggiamento. Su questo presupposto, venti giorni dopo sarebbe dovuto essere interrogato con l'assistenza di un legale. E il padre, in quanto parente di un indagato, avrebbe dovuto essere messo al corrente della possibilità di non rispondere.
Per il gip, invece, le diverse dichiarazioni rientrano nella ritrattazione prevista dal codice senza conseguenze per il teste. (mfch).

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