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L'unione sarda. Sardegna zona franca, dalla Ue arrivano solo risposte negative

«L'Isola è troppo grande, difficile riconoscerle quello status»

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Dal nostro inviato
Giuseppe Meloni
BRUXELLES Viste dal centro dell'Europa, le zone franche appaiono come i leoni albini: ce ne sono pochi esemplari, e la probabilità di vederne uno in Sardegna è prossima allo zero. In attesa che la Commissione Ue si pronunci sulla richiesta della Regione (o quanto meno in attesa dell'incontro che il governatore Ugo Cappellacci ha chiesto al commissario per la fiscalità, il lituano Algirdas Semeta), gli eurodeputati italiani sono alquanto scettici sul tema.
«Non credo che sia fattibile», afferma drasticamente Raffaele Baldassarre, vicepresidente della commissione giuridica e relatore del progetto infrastrutturale sulle dogane. «L'Ue è contraria, difficile che la conceda», concorda Giovanni La Via, relatore al bilancio europeo 2013. E il fatto che entrambi i rappresentanti italiani siano del Pdl, come Cappellacci, fa pensare.
ISOLA TROPPO GRANDE «Non vedo la possibilità che sia riconosciuto uno status di quel tipo alla Sardegna, che è come una portaerei nel Mediterraneo», ragiona Baldassarre incontrando la stampa italiana a Bruxelles. «Certo, se un territorio così diventasse porto franco, sarebbe molto attrattivo. Ma in genere lo si concede a zone ben più ristrette: un porto, una città».
Molto scettico, l'eurodeputato pugliese, anche sul percorso giuridico immaginato dalla Regione, che ha chiesto la correzione del codice doganale europeo (entrerà in vigore a giugno) per inserire l'Isola tra le aree extradoganali: «Il codice l'abbiamo appena approvato. Ora siamo al cosiddetto trilogo, la concertazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio europeo. Bisognerebbe che emergesse una presa di posizione del governo italiano in sede di Consiglio». Comunque «l'incontro con Semeta, se ci sarà, può essere utile. Ma mi chiedo anche quanto serva la zona franca, ora che le compagnie, per il traffico nave su nave nel Mediterraneo, scelgono sempre più Porto Said o Tangeri».
CONCORRENZA Uno degli ostacoli, sottolinea Giovanni La Via, è che «richieste simili arrivano da molte regioni e molti Paesi. Ma l'Ue è sempre molto restia sulle zone franche». Insomma, «temo proprio che non ci saranno concessioni». L'opinione dell'europarlamentare siciliano (che dunque rappresenta anche i sardi, essendo eletto nel collegio che raggruppa le due grandi isole) è che si debba puntare di più sull'opportunità di misure di riequilibrio dell'insularità: «Sono occasioni da sfruttare meglio, anche per le grandi isole e non solo per quelle ultraperiferiche come Canarie e simili». In particolare La Via ritiene che «alla chiusura del negoziato pluriennale sulle politiche di coesione, l'Italia potrà far pesare il fatto di essere un contribuente che versa all'Europa più di quanto riceve, e strappare compensazioni. Ma se la priorità per le compensazioni siano le isole, questo lo dovrà decidere il governo».
GLI EUROSARDI Le perplessità sulla zona franca si aggiungono a quelle già espresse dai due eurodeputati sardi, entrambi di centrosinistra. «Non è un'istanza giuridicamente sostenibile oggi», ribadisce Francesca Barracciu (Pd), «e ci sono anche dubbi sulla sua sostenibilità economica, visto che le entrate della Regione si basano anche sulla compartecipazione dell'Iva. Mi sembra un obiettivo che i comitati spontanei auspicano in buona fede, ma altri lo agitano demagogicamente». «L'inserimento tra i territori extradoganali appare irrealizzabile», aggiunge Giommaria Uggias (Idv), «mentre la zona franca integrale dovrebbe essere preceduta da seri studi su costi e benefici, che finora mancano. Si punti semmai sui porti franchi e su alcune agevolazioni d'imposta per le imprese».

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