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L'unione sarda. Quando il cardinale Jose Bergoglio chiese di salvare la statua di Bonaria

Nel 2005 scrisse al governo di Baires per farla ricollocare all'ingresso del porto

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Prima il via libera a due parroci, perché aiutassero i fedeli nella loro contesa con la Municipalità. Poi una lettera di sprone («è incredibile che ci sia tanta incuria nei confronti di un regalo fatto a questa città da una comunità che ci è così amica»), fatta partire direttamente dall'arcivescovado. E infine la messa celebrata nella parrocchia della basilica di Nuestra Señora de los Buenos Aires. È grazie alle testimonianze di alcuni emigrati sardi e di un sacerdote argentino che è possibile ricostruire i rapporti - a distanza - tra l'attuale Papa Francesco e la Sardegna, dovuti in gran parte alla devozione nei confronti della Madonna di Bonaria, protettrice massima dell'Isola e “ispiratrice” del nome della capitale argentina.
LA STATUA Andiamo con ordine. Nel 1968 i Lions di Cagliari (con donazione del commendatore Ezio Rossi) decidono di regalare una statua in marmo di Carrara, alta due metri. Si trattava dell'esatta riproduzione dell'antico simulacro della Madonna di Bonaria custodita nel Santuario cagliaritano e che dà il nome alla capitale argentina. Buenos Aires, infatti, altro non è che la traduzione spagnola di Bonaria. La storia, recentemente asseverata da uno studio effettuato da due ricercatori argentini, dice che proprio dallo specchio d'acqua antistante il colle cagliaritano di Bonaria siano partiti i marinai che, scampati miracolosamente al mare in tempesta, sono approdati in America Latina, fondando una nuova città.
IL PORTO DI BUENOS AIRES Il dono, secondo quanto riportano le cronache dell'epoca, venne particolarmente apprezzato dalla comunità di Baires: ad accogliere il simulacro c'erano sia il cardinale arcivescovo che numerose autorità politiche. La statua venne collocata proprio all'ingresso del porto, perché potesse salutare le imbarcazioni in entrata.
Negli anni '90 il porto di Buenos Aires diventò un gigantesco cantiere e il simulacro venne rimosso per consentire lavori. Della statua per qualche tempo si persero le tracce finché, nel 1995, ricomparse - in cattive condizioni - nel piazzale all'entrata del palazzo della Direzione nazionale dell'immigrazione.
LA PRIMA ISTANZA A seguito di una segnalazione di un appartenente a un circolo di immigrati pugliesi fu la rappresentanza sarda in Argentina, capitanata da Teresa Fantasia, oggi 71enne, originaria di Pattada e residente in America Latina dal 1949, a fare il diavolo a quattro perché il simulacro ritrovasse l'antica collocazione. Era il 1995 quando si rivolsero al parroco della basilica di Nuestra Señora de los Buenos Aires, eretta nel 1911 dai Mercedari sul modello di quella cagliaritana. Padre Carlo Gomez, su sollecitazione dei sardi del circolo di Moreno, presentò al Governatorato della città una petizione per il restauro della statua e la sua ricollocazione delle trattative. Le lungaggini burocratiche e il trasferimento del sacerdote a Roma bloccarono la pratica, che riprese impulso grazie a padre Antonio Varela Klebs, nuovo parroco, che nel 1998 poté benedire il ritorno della statua nella zona portuale, sulla darsena D.
LA PROTESTA «Ma questo non potevamo accettarlo - racconta ora Teresa Fantasia - anche perché quel simulacro, messo in quella zona così defilata, continuava a soffrire per l'incuria e ha perso l'originaria importanza, quando era collocato all'ingresso del porto». Così, nei primi anni Duemila, riparte la battaglia per dare a quel simbolo così importante per l'origine della capitale argentina e per le sue forti radici mariane, l'importanza che secondo molti meritava.
IL CARDINALE Il solito padre Varela Klebs scrive al Governatorato ma non gli viene data udienza. È quello il momento in cui qualcuno pensa sia necessario chiamare in causa l'arcivescovo Bergoglio. Che non ci pensa due volte e controfirma la richiesta indirizzata alle autorità cittadine. Il massimo che si riuscì a ottenere, il 30 dicembre 2003, fu l'inaugurazione di una piazza dedicata proprio alla Madonna di Bonaria, nella darsena D, luogo nel quale continua a essere ospitata. Ci fu una grande cerimonia, con la partecipazione dei sardi nei costumi tradizionali, alla presenza del presidente della Federazione Cosimo Tavera, di rappresentanti del governo della città e della Prefettura, delegazioni dei circoli “Sardi Uniti” di Buenos Aires con la presidente Angela Solinas, “Antonio Segni” di La Plata con la presidente Giovanna Signorini, “Famiglia Sarda” di Rosario con il presidente Sebastiano Mureddu, l'associazione “Italiana Sardegna” di Moreno con la presidente Livia Felce, “Raices Sardas” di San Isidro con la presidente Iris Madau.
Ma ai sardi d'Argentina questo non poteva bastare. «Dalla parrocchia partì una nuova segnalazione all'arcivescovado, che con una missiva - firmata da Bergoglio in persona - si rivolse nuovamente al governatorato: “Non facciamo una gran bella figura con la città che così generosamente ci ha donato un simbolo di così alta preghiera”. È per questo che la richiesta di riportare la statua nella sua collocazione originaria è ancora in piedi», racconta don Armando, dalla sede arcivescovile di Buenos Aires. Teresa Fantasia non era a conoscenza della lettera ma rivendica di aver posto per prima il problema all'allora cardinale: «Quando venne nella basilica di Nuestra Señora gli regalai un dossier nel quale c'era tutta la storia di quella statua. Evidentemente ne ha fatto buon uso».
Anthony Muroni

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