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L'unione sarda. «Era un giusto»

IL RITRATTO. Quel dispiacere che lo affliggeva

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C'è questa storia della cooperativa Su Nuraghe, cinquanta case a Monte Gurtei, di cui Mario Testoni era diventato vicepresidente. Una storia di ricorsi cominciata 24 anni fa, una guerra in tribunale finita ora con lo sfratto decretato per quattro soci. Una storiaccia che negli ultimi mesi lo aveva molto amareggiato e che ora viene pesata dagli inquirenti.
«Se hanno ammazzato lui, allora potremmo essere uccisi tutti». La notizia dell'agguato è volata in città nel giro di pochi minuti e non a caso, in via Laporta, sono arrivate decine di persone: amici, ex colleghi del Comune, compagni del sindacato Uil. Mario Testoni era un uomo molto conosciuto. Uno di buon carattere, cordiale, diretto. Sposato con Pina Meloni, segretaria in una scuola cittadina, padre di due figli, da un anno era andato in pensione dopo un paio di lustri in cui aveva ricoperto il ruolo di direttore dei servizi cimiteriali. Era stato assunto al Comune di Nuoro negli anni Settanta. Ha cominciato come vigile urbano, poi tra gli Ottanta e i primi Novanta è stato segretario particolare prima del sindaco Martino Corda e poi di Simonetta Murru. Finita quella esperienza è passato all'Ufficio Tecnico e quindi alla direzione del cimitero. Qui ha saputo gestire le tante emergenze, a cominciare da quella della penuria di loculi che per lungo tempo - prima dell'ampliamento del camposanto - ha costretto molti nuoresi a chiedere ospitalità per i propri defunti nelle tombe di famiglia di amici o conoscenti. Prima che il Comune si decidesse a intervenire, toccò proprio a Mario Testoni e al personale degli uffici gestire un'emergenza che in certi periodi toccò livelli di guardia con 800 salme parcheggiate nelle tombe in affitto. Solo grazie alla sua pazienza furono sedati litigi e zuffe. «Intolleranze - spiegava il direttore del cimitero - che purtroppo nascono per il prolungarsi della permanenza dell'ospite». E ieri, davanti alla villetta di via Laporta, c'era un anziano che ricordava proprio quel periodo. «Mi faceva bene parlare con lui. Andavo in cimitero per trovare mia moglie e ogni volta, quando lo incontravo, aveva sempre una parola di conforto e di incoraggiamento». Era andato in pensione nel gennaio dello scorso anno, e ora coltivava i suoi tanti interessi, dal sindacato (in passato era stato leader Uil per i dipendenti comunali) alla politica (era militante di La Città in Comune). Negli ultimi mesi il malumore per la storia della cooperativa Su Nuraghe, il gruppo dei soci che aveva costruito le case nell'area che ora fa da anello alla parrocchia di San Paolo. Una battaglia finita in queste ultime settimane davanti alla Corte d'appello che ha intimato ai quattro soci il pagamento delle quote non versate in tanti anni nonché lo sfratto.
P. S.

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