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L'unione sarda. Europa, mezzo regalo

Aiuto comunitario aggiuntivo di un miliardo e seicento milioni Come spenderli? Regione in ritardo, ultima parola a Strasburgo

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Dal nostro inviato
Giuseppe Meloni
BRUXELLES Stare nel mezzo di solito è scomodo, ma per la Sardegna potrebbe valere circa 1 miliardo e 600 milioni. La cifra deriva da una recente decisione del Consiglio europeo, ancora non recepita dall'Europarlamento, che ha quantificato in poco più di 1.000 euro per abitante la quota di aiuti comunitari aggiuntivi per la nuova categoria delle regioni intermedie: in cui rientra appunto l'Isola, alla quale inoltre (proprio in quanto regione insulare) l'Europarlamento potrebbe riconoscere più autonomia nell'uso delle risorse, rispetto ad altre aree di pari livello economico. Le due buone notizie sono state diffuse ieri a Bruxelles dagli europarlamentari sardi, Francesca Barracciu (Pd) e Giommaria Uggias (Idv), che però denunciano i ritardi della Regione nella programmazione dei nuovi fondi.
RISORSE La questione riguarda le politiche di coesione (tradotto: il sostegno alle regioni meno sviluppate) per il 2014-2020. La Sardegna - con un Pil superiore al 75% della media europea - coi vecchi criteri sarebbe nel cosiddetto obiettivo competitività, insieme ad aree ben più prospere. Il resto del Mezzogiorno è invece nell'obiettivo convergenza, che gode di sussidi maggiori. Ora però è stata creata la categoria intermedia (Pil tra il 75 e il 90% della media).
Il 15 marzo il Consiglio europeo ha proceduto alla quantificazione che, se approvata definitivamente, segnerà per la Sardegna la differenza monetaria tra il passato e l'approdo nelle regioni “in transizione”: sardo più sardo meno, si arriva a quei 1.600 milioni spalmati su più anni.
INSULARITÀ «L'altra novità positiva per noi - spiega Francesca Barracciu - è una decisione dell'Europarlamento. Noi dovremmo, come regione in transizione, destinare l'80% del Fondo di sviluppo regionale a quattro obiettivi specifici, tra cui innovazione, tecnologie e incentivo delle produzioni a basse emissioni di carbonio. Un emendamento votato in commissione Regioni prevede invece che per le isole il limite cali al 50%, con più libertà nella destinazione delle risorse».
Il condizionale è dovuto all'attesa della concertazione tra Europarlamento, Consiglio europeo e Commissione: «Se ne riparlerà lunedì», dice Barracciu, «speriamo che la decisione finale confermi questo orientamento».
AFFONDO «Purtroppo però le regioni italiane sono indietro nella programmazione, e forse la Sardegna più di tutte», protesta Giommaria Uggias. «L'iter prevede come prima fase la creazione di tavoli di partenariato tra Regione, enti locali, sindacati, imprese, terzo settore: tutti devono essere protagonisti nel definire le priorità». I risultati dei tavoli regionali costituiranno il contratto nazionale sulla programmazione.
Ma molte regioni, Isola compresa, tardano a partire: «Questa inerzia non ci fa correre il rischio di perdere risorse - precisa l'eurodeputato - ma è comunque grave. Se non definiamo le nostre priorità dovremo adeguarci a quelle generali, e si rinnoveranno i ritardi nella spesa dei fondi, che già oggi scontiamo».

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