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L'unione sarda. Legge elettorale tutta in salita

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ROMA La partita della legge elettorale è sempre più un ginepraio. Ogni partito cerca di limitare i danni e difendere i propri interessi che, per altro, sono tutti divergenti. Certo, i contatti tra le forze ci sono, ma la situazione resta confusa e complicata da un lato dalla tentazione del Pd di tenere il Porcellum e dall'altro dall'andamento ondivago del Pdl, con Berlusconi che scarica le preferenze definendole un'«anomalia italiana».
Questo clima alimenta le preoccupazioni del Colle che ha a più riprese fatto pesare la propria volontà che non si vada a votare con l'attuale legge. Tornano, anche per questo, a circolare rumors di un possibile messaggio del presidente Napolitano alle Camere in materia. Voci smentite dal Quirinale che, però, ribadisce che il capo dello Stato continua a vigilare sul dossier. Napolitano - si fa notare da fonti del Quirinale - ha indicato un percorso riformatore fino alla fine della legislatura e del settennato. E per quegli obiettivi resta impegnato e «andrà coerentemente avanti» con lo stesso senso di responsabilità che chiede anche ai partiti.
GLI OSTACOLI Il problema è che la via della riforma è intricata e si incrocia con il dibattito sull'ipotesi di un anticipo a febbraio della tornata delle politiche. La legge elettorale, però, avrebbe ribadito Napolitano anche nei colloqui con i vari leader politici, va riformata prima che si chiuda la legislatura. Per questo torna a farsi insistente l'indiscrezione sul messaggio alle Camere che, secondo alcuni, potrebbe aprire la strada a un intervento diretto del governo. Intervento, si sottolinea a Montecitorio, che si è reso necessario anche per la sentenza della Corte costituzionale che ha “bocciato” la mancanza, nel Porcellum, di una soglia oltre la quale si conquista il premio di maggioranza.
IL MODELLO SPAGNOLO Martedì la commissione Affari costituzionali del Senato sarà chiamata a pronunciarsi proprio su questo punto: se la legge poi si dovesse arenare, un eventuale pronunciamento della commissione potrebbe essere preso a riferimento per un intervento.
Intanto ad alimentare il generale clima di confusione arrivano le parole del Cavaliere, favorevole al modello spagnolo che prevede liste bloccate corte. Sul quale, però, c'è il niet del Pd. «Lo spagnolo - dice il leader del Pd Pier Luigi Bersani - potrebbe anche essere tradotto in un “porcellinum” e per questo noi non siamo d'accordo, la gente deve poterselo scegliere questa volta il parlamentare».

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