Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

La nuova sardegna. Province, termini scaduti La riforma è ancora ferma

Il movimento referendario: «Non rispettato l’impegno del Consiglio regionale» Oggi la commissione esamina 4 proposte di legge, rischio di paralisi a febbraio

Condividi su:

Sono quattro le proposte di legge (non è ancora arrivato il testo annunciato dalla giunta) all’esame della commissione Autonomia del Consiglio regionale. 1) Franco Cuccureddi (Mpa) propone il ritorno a quattro Province, con Cagliari e Sassari secondo gli attuali confini, mentre Nuoro sarebbe allargata a Gallura e Ogliastra, Oristano “acquisterebbe” Medio Campidano e Sulcis. 2) Attilio Dedoni (Riformatori) ripropone le quattro Province storiche ma con competenze limitate (coordinamento dei Comuni) e composte di soli sindaci. 3) Luciano Uras (Sel) assegna la centralità istituzionale ai Comuni e e prevede che i Consigli provinciali (organi di coordinamento territoriale) siamo formati dai sindaci. 4) Gian Valerio Sanna (Pd) propone il pieno rispetto dell’esito referendario e affida alla giunta il compito di elaborare il piano di riordino, da approvare in Consiglio regionale entro il 31 dicembre. Gli organi provinciali si limiterebbero al Consiglio (10 membri) e al presidente (nessuno giunta).
di Filippo Peretti wCAGLIARI Due settimane dopo i referendum del 6 maggio che avevano abrogato le quattro nuove Province di Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias, il Consiglio regionale ha approvato una legge che dettava i tempi e i modi per il riordino del sistema degli enti locali in Sardegna. La prima scadenza era fissata al 31 dicembre: entro mercoledì scorso l’assemblea sarda avrebbe dovuto varare la riforma (Province e Unioni dei Comuni) per lasciare poi spaio ai referendum popolare sui nuovi confini. La permanenza delle Province abrogate era stata prorogata al 28 febbraio 2013 proprio per consentire il complesso iter decisionale. Ebbene, il primo appuntamento, quello del 31 ottobre, è stato totalmente mancato da chi lo aveva fissato, cioé il Consiglio regionale. E ora c’è il rischio che il ritardo provochi un pasticcio istituzionale: perché se entro il 28 febbraio le procedure non saranno completate, la Regione, per evitare il caos amministrativo e istituzionale, si vedrà costretta a prorogare ancora le Province abrogate dai cittadini il 6 maggio. Operazione che, non giustificata da ragioni di emergenza (quale poteva essere il risultato elettorale) potrebbe risultare complicata dal punto di vista giuridico. Insomma, negli ultimi quattro mesi il Consiglio regionale ha evitato di affrontare seriamente la questione e ha perso tempo. Basti pensare che la prima proposta di legge di riordino del sistema degli enti locali è stata presentata da Franco Cuccureddu (Mpa)solo il 17 ottobre scorso. Il 22 ottobre è stata la volta dei Riformatori con il capogruppo Attilio Dedoni, il giorno seguente ci ha pensato l’ex assessore Gian Valerio Sanna (Pd) e il 25 ottobre ha completato il quadro il gruppo di Sel guidato da Luciano Uras. Solo oggi la commissione Autonomia presieduta dal sardista Paolo Maninchedda avvierà l’esame delle quattro proposte con l’obiettivo di unificarle e inviare il testo all’esame dell’aula per l’approvazione definitiva. Quanto tempo occorrerà ancora? È difficile fare previsioni perché sinora i contrasti politici sono stati molto forti. Prima dell’estate la commissione aveva nominato relatore Roberto Capelli (Api), che poi si era dimesso in polemica con i Riformatori, che, anziché proporre soluzioni preferivano cavalcare il clima post-referendum. A settembre la commissione ha quindi nominato il coordinatore dei Riformatori, Michele Cossa. Forse un coinvolgimento positivo vista la presentazione delle quattro proposte. Un giudizio particolarmente negativo sull’operatività del Consiglio regionale è stato espresso dal Movimento referendario in una nota. «Con quale coraggio – è stato detto – si possono chiedere altri denari a Roma se contemporaneamente non si dimostra di voler finalmente cambiare il modo di spendere le risorse che ci vengono affidate? Se non si dimostra innanzitutto di voler finalmente smantellare la macchina mangiasoldi dei mille centri di costo e di potere della politica sarda iniziando dalle Province?». Infine il Movimento referendario invia un messaggio chiaro: «Nessuno pensi di tradire il pronunciamento dei sardi, fuori dal Palazzo sono pronti i forconi della protesta e, se muore la speranza del cambiamento – conclude la nota – si va allo scontro sociale, senza quartiere».

Condividi su:

Seguici su Facebook