Anziché il solito champagne, un ottimo rosso campidanese. Al posto della prua, il siluro. In versione tutta nuova, la tradizionale rottura della bottiglia ha accompagnato ieri a Su Siccu il varo dell'Open 50' Vento di Sardegna. Restituito al mare dopo un lungo restyling, per la sua prossima avventura oceanica: la Ostar. Una nuova sfida umana e sportiva, dove Andrea Mura sarà protagonista ancora in solitario. Solo in apparenza. Erano tanti ieri, amici, fans e istituzioni, velisti e non, termometro dell'affetto che circonda lo skipper cagliaritano e fa sentire parte integrante delle sue imprese.
IL VARO Freschi di lucidatura, a metà mattina i Quattro Mori sulla prua svettavano in banchina, avvolti dal sole e dall'imbrago, sguardo bendato fisso sul mare. Non che fosse il primo varo, per il Felci Yacht classe 2000 (lungo quindici metri). «Ma, ne sono sicuro, oggi è l'inizio di un periodo nuovo», ha annunciato raggiante Andrea Mura, prima di porgere mazzetta e una magnum di Serdiana al presidente della Regione, Ugo Cappellacci. A lui, presente in veste istituzionale, come amico e padrino del varo, il compito di infrangere la bottiglia sul bulbo. E celebrare così in un colpo solo e secco l'eccellenza dei prodotti sardi e un componente tecnico fondamentale per la velocità dell'imbarcazione, ma senza dimenticare l'omaggio alla Bretagna, patria di grandi navigatori, dove ancor oggi vige la scelta del vino rosso.
CAPPELLACCI «Vento di Sardegna incarna alla perfezione lo spirito della nostra gente», ha detto il governatore, «è la combinazione del sapere marinaro con la volontà di migliorarsi sempre, attraverso l'impegno, la competenza e la tecnologia». Posato in acqua, sfilate le cinghie, issati i 22 metri di albero in carbonio a quattro ordini di crocette, Vento di Sardegna è pronto.
LA OSTAR . Il 27 aprile l'Open 50' partirà alla volta di Plymouth. Un mese dopo, sempre dalla costa inglese, il via della Ostar su un percorso che Mura conosce già bene: giusto un anno fa, aveva vinto con Riccardo Apolloni la versione in doppio, la Twostar, battendo il record di percorrenza della regata. Vuol fare altrettanto questa volta. «L'obiettivo è scendere sotto i 15 giorni e 18 ore, tempo stabilito da Giovanni Soldini nel 1996», ha annunciato. Una sfida nella sfida, che dovrà fare i conti con le difficoltà di una regata leggendaria. Lunga tremila miglia, collega Plymouth (Gran Bretagna) a Newport (Rhode Island), tra i ghiacci dell'alto Atlantico. Si corre ogni quattro anni e, a oltre un cinquantennio dal varo (la prima edizione risale al 1960, su iniziativa di Sir Francis Chichester), mantiene intatto il suo fascino, condito da un filino di brivido. Non solo per le basse temperature attese in navigazione.
MURA «Rispetto all'anno scorso, partiremo una settimana prima, quanto basta per correre il rischio di incrociare degli iceberg», ha spiegato Mura, che si servirà di uno speciale monocolo termico per la rilevazione a distanza di ostacoli. Non ci sarà strumento tecnologico però in grado di aiutarlo contro i nemici più sottili. La solitudine, la fatica, il sonno. «Mi troverò solo con me stesso, sarà un nuovo braccio di ferro con le mie forze e la mia testa». A tratti insostenibile, ma terribilmente affascinante.
Clara Mulas
