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L'unione sarda. Un nuovo leader per la Croce Rossa

INTERVISTA. Francesco Gallistru eletto presidente: «Voglio un gruppo snello, basta burocrazia»

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Per un anno guiderà in Sardegna un esercito di 2.600 volontari, divisi in 6 comitati e 29 Comuni, pronti a intervenire in situazioni d'emergenza anche lontano dall'Isola. Per lui un compito non facile: trasformare un ente pubblico in libera associazione. Francesco Gallistru, 50 anni di Ruinas, è il nuovo presidente del comitato regionale della Croce Rossa, commissariata dal 2008. Gallistru, volontario dal 2002, vuole voltare pagina: basta burocrazia e più efficienza. È il primo presidente espresso dall'Oristanese.
Perché è stato scelto per questo incarico?
«Forse i presidenti provinciali hanno visto in me entusiasmo e voglia di fare. Sento la responsabilità di un ruolo così prestigioso. Non voglio deludere la Croce Rossa sarda ma lavorare con tutti e per tutti».
Come è iniziata la sua esperienza con la divisa blu?
«Nel 2002 ho assistito a un incidente e ho accompagnato il ferito al pronto soccorso. Mi accorsi della mia inadeguatezza nell'aiutare quella persona».
Come sta oggi la Croce Rossa in Sardegna?
«La crisi si fa sentire e non possiamo competere con i comitati più ricchi del Nord. Ma i volontari non demordono perché si sentono utili ai più deboli».
Cosa cambierà nella Croce Rossa sarda?
«Siamo in una fase di radicale cambiamento. Il mio compito sarà trasformarla anche nell'Isola da ente pubblico non economico in libera associazione».
Che cosa vorrebbe eliminare?
«Il “vecchio” che ci portiamo dietro, una burocrazia farraginosa. Serve un'associazione snella ed efficiente, progettata sul volontario e sui bisognosi».
I vostri impegni nell'Isola della crisi?
«La distribuzione di viveri e l'aiuto ai senza tetto, anche senza finanziamenti».
Lavorate in silenzio: si parla poco di voi.
«Il volontario per sua natura è riservato, aiuta il prossimo senza clamori. L'Italia è un Paese fortunato perché molti servizi di competenza dello Stato si reggono sui volontari».
Nel fine settimana sarete ad Asuni.
«Abbiamo scelto il paese sardo più disagiato in un'indagine regionale. Un corso per 90 persone, sabato un'esercitazione alla ricerca di un bambino scomparso e domenica un incontro sul diritto internazionale umanitario».
Lei ha vissuto l'esperienza del terremoto.
«Sono stato a l'Aquila. Mi è rimasta impressa la dignità di una popolazione, che aveva perduto tutto ma guardava avanti».
Che cosa le ha insegnato?
«Che ognuno di noi, nel suo piccolo, può aiutare chi è più debole. E che il sacrificio è ripagato da una stretta di mano».
Le qualità fondamentali per un uomo della Croce Rossa?
«Una forte umanità e la voglia di sacrificare il proprio tempo per gli altri».
Sente di averle?
«Rimango colpito nel vedere volontari con un'umanità infinita. Cerco di imparare. Loro mi fanno sentire che la strada per diventare un bravo volontario è ancora lunga».
Antonio Pintori

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