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L'unione sarda. Regionali, Cappellacci è già in corsa «Ho seminato, attendo il raccolto»

La convention di Cagliari segna la pace con Nizzi: «Il nemico è lo Stato»

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Mentre i pentastellati di Grillo non hanno ancora iniziato a pensare al candidato governatore, mentre il centrosinistra neppure sa dove finisce la sua coalizione, Ugo Cappellacci scioglie le vele della campagna elettorale: si vota tra dieci mesi, ma lui è già in viaggio. Si era capito, ma da ieri è ufficiale, dopo la manifestazione “Sistema Sardegna a confronto”, alla Fiera di Cagliari. «La mia ricandidatura? È nei fatti», dice, «quando me lo chiedono penso a un contadino che ha arato e seminato, e ora aspetta il raccolto. Io ci sono». Per altri cinque anni, se piacerà agli elettori.
DI NUOVO INSIEME Per ora piace al Pdl. La foto finale sul palco con Cappellacci e Settimo Nizzi («non rinneghiamo il passato») non passerà alla storia come la reunion dei Pink Floyd, ma era impensabile pochi mesi fa. E magari non è amore, però la tregua nel Pdl è il dato evidente della giornata.
La cerniera tra i vecchi strappi si chiama Salvatore Cicu, che non cela il ruolo di regista dell'operazione. Anzi, in una pausa dei lavori - prima che Pietro Pittalis lo sottragga prudentemente ai giornalisti - il deputato rivela che vorrebbe provare a ricucire anche con Mauro Pili e Claudia Lombardo, i principali big assenti.
ALLA FIERA A incoronare Cappellacci è una perfetta convention (ci si passi il termine) berlusconiana: filmati suggestivi, speaker che chiama sul palco gli oratori come quando al Meazza snocciolano l'undici del Milan. E la cura attenta delle luci che colorano la sala di rosso e di blu, per richiamare la sardità del progetto che si potrebbe definire “Cappellacci 2014” (tipo Italia '90 o Expo 2015).
Tutto berlusconiano ma Berlusconi non lo nominano quasi mai: e quando Emilio Floris chiede applausi per il Cavaliere, la platea ne concede uno tiepidino. Si capisce che, rispetto al 2009 quando doveva farsi conoscere dal grande pubblico, Cappellacci stavolta farà da solo. Ma ha imparato molto dal suo pigmalione.
STRATEGIE Non solo lancia per primo la corsa, ma vuol dettare l'agenda della campagna elettorale. Le prove tecniche sono state le Politiche, quando ha imposto al dibattito tra i partiti il tema della zona franca, fin lì sepolto negli archivi delle attese deluse dell'autonomismo. Ora propone dodici parole chiave («pietre miliari»): autonomia, lavoro, famiglia, insularità, impresa, continuità, e poi bilinguismo, terra, appartenenza, cooperazione, mare, accoglienza. «Tutte riassunte nel termine comunità », chiosa lui. «I sardi chiedono il cambiamento, noi dobbiamo rispondere con l'unità».
IL PROGRAMMA È autonomista spinto, quasi indipendentista: «Il nostro nemico - spiega Cappellacci - non è l'avversario politico, ma lo Stato, quando pensa all'Isola come una discarica nucleare, o nega le entrate ma ci tartassa con Equitalia». E poi gli armatori che fanno cartello, il patto di stabilità. E «chi dice bugie contro la Giunta per avere quattro righe sui giornali». Nessun nome esplicito.
Ma poco dopo è chiaro il siluro a Giacomo Sanna quando si cita «un erede della tradizione sardista che contesta la lettera all'Ue sulla zona franca, ma era con me quando l'ho firmata». O a Claudia Lombardo, rea di aver considerato norme intruse nella Finanziaria il taglio di cda e consorzi industriali («qualche fariseo, regolamento alla mano, fa prevalere la forma sulla sostanza»). «Non si può mentire sapendo di mentire», replicherà Lombardo paragonando il governatore a «quell'automobilista che passa col rosso sperando nella distrazione del vigile per non essere multato». Se Cicu ha voglia di ricucire, si armi di ago e molto filo.
Giuseppe Meloni

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