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L'unione sarda. «Ora proteggerai il tuo tesoro come un angelo»

IL FUNERALE. Il dolore del paese

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«Ora che non potrai più prenderti cura del tuo bambino qui sulla terra, lo proteggerai dall'alto perché sarai il suo angelo custode». Le parole di don Sandro Zucca escono dalla piccola chiesa di Sant'Efisio gremita e raggiungono la piazza dove sono tanti quelli che non hanno trovato un posto all'interno. Erano centinaia la persone che hanno partecipato ieri pomeriggio ai funerali di Manuela Tuveri, la giovane di Sardara morta la scorsa mattina in un terribile incidente stradale.
DON ZUCCA Il parroco di Capoterra prova con le sue parole a dare un senso a una tragedia troppo grande per essere accettata. Prova a spiegare al marito Roberto, ai tanti parenti e amici presenti, perché la vita di Manuela sia finita quando da pochi mesi ne aveva generato un'altra e di questa dove prendersi cura. «Le Scritture ricordano che siamo come un fiore di campo, che nasce al mattino e la sera si secca - dice don Sandro Zucca - ma quello che dobbiamo sempre tenere a mente è che la vita in questo mondo finisce proprio per guadagnare l'eternità vicino a Dio. Noi tutti oggi, ci stringiamo attorno a Roberto, Leonardo e tutti i parenti, per chiedere al Signore di dare loro tutto il conforto necessario».
LA CANZONE DI LIGABUE Le parole della canzone di Ligabue “Sopra il giorno di dolore che uno ha”, cantata da una ragazza durante la messa, sembrano scritte apposta per Manuela, perché chi amava questa sfortunata ragazza continua a chiedersi perché tutto questo sia capitato proprio a lei. Prima che il feretro abbandoni la chiesa, è Vittoria che di Manuela era stata la maestra quando era solo una bambina, a leggere una lettera d'addio. «Di Leonardo hai potuto godere solo di pochi vagiti, dei suoi occhi che cercavano i tuoi, dei suoi sorrisi e delle vostre mani che si univano - dice la maestra - avevi una vita davanti per seguire i suoi passi. Non temere, Manuela, perché saranno in tanti a vegliare su di lui. Non temere, ci rincontreremo tutti insieme un giorno, proprio come quando eravamo a scuola». Terminata la messa, la bara ha lasciato la chiesa tra due ali di folla.
Ivan Murgana

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