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L'unione sarda. «Equitalia vale più di una vita umana»

OROTELLI. Il dolore e la rabbia dell'amico sacerdote ieri ai funerali di Gonario Piroddi

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I rintocchi delle campane suonano lenti. Spezzano il silenzio di un paese ferito dalla tragedia che ha colpito una famiglia onesta e ben voluta. È cupa l'atmosfera che si respira a Orotelli nel pomeriggio dei funerali di una vittima della disperazione. Prima di entrare in chiesa, la salma di Gonario Piroddi (di rientro dall'obitorio dell'ospedale) ha fatto una breve sosta nella villetta di via Di Vittorio, che da mercoledì mattina ha accolto una processione di persone che ha voluto portare conforto alla moglie Francesca Murru, ai tre figli di 15, 12 e 8 anni e agli anziani genitori. Gonario Piroddi, impresario, 48 anni, non ha retto alle pressioni della crisi economica, ai continui richiami dell'Agenzia delle entrate: martedì sera si è tolto la vita nelle campagne di S'Iscaleddu sparandosi un colpo di fucile.
IL RITO Troppo piccola la chiesa di San Giovanni Battista per contenere le migliaia di persone accorse da tutta la zona per accompagnare Gonario nell'ultimo viaggio. La bara color noce ricoperta di anthurium e rose entra nella parrocchiale alle cinque in punto: in testa al corteo la confraternita Santa Ruche e don Franco Pala, affiancato dall'ex parroco del paese don Ruggero Bettarelli. Nei primi banchi trovano posto la moglie, i figli, il fratello gemello di Gonario, le due sorelle e i cognati: il loro sguardo di dolore non si sposta un attimo dal feretro.
L'OMELIA «La fede ci aiuterà a capire e ad andare avanti». Don Pala rompe il silenzio assordante con un'omelia che alla fine strappa un timido applauso: «Le domande sono tante ma non abbiamo le risposte. Gonario aveva un sogno: voleva realizzarsi, costruire una famiglia e una casa. Era un brav'uomo, un grande lavoratore e un gran padre». Parole d'elogio per l'impresario che ha deciso di farla finita. «La morte ha buttato giù il pilastro più forte, ma dalla terra al cielo quel pilastro è ancora più massiccio di prima». Il parroco dedica un pensiero anche a chi vive nel disagio, nelle difficoltà: «Come ha detto papa Francesco, “non fatevi rubare la speranza” né - aggiunge il parroco - la voglia di vivere e guardare con fiducia al futuro». Poi lancia un appello alle istituzioni: «È ora di restituire dignità agli uomini. Basta fare i propri interessi».
IL VECCHIO AMICO La celebrazione si chiude con una lettera di don Ruggero Bettarelli dedicata al suo caro amico: «Ciao Gonario. Sono venuto a ricambiare la visita che tu mi hai fatto lunedì scorso. Ti chiedo perdono se non ho capito le tue parole». Inizia così il saluto del sacerdote originario di Oliena. I toni pacati lasciano spazio a urla e rabbia: «La colpa del tuo gesto è della società che non funziona, che sta in silenzio, che non sa difendere e pensa solo a se stessa». Lo sfogo del parroco è lo sfogo di tutti. Le parole si fanno più pesanti: «Com'è possibile che una cartella di Equitalia abbia più valore di una vita umana? Gonario non c'è più perché era un imprenditore onesto». Prima che il corteo si allinei per dirigersi in cimitero, la moglie di Gonario abbraccia i tre figli e insieme si stringono attorno alla bara dove riposa l'uomo ucciso dalla crisi.
Giovanna Falchetto

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