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L'unione sarda. «I suicidi? Denunce pubbliche»

Dopo le tragedie di Macomer e Orotelli il grido d'allarme dei sodalizi di categoria

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Conviene partire dai dati. Lo scorso anno, nel Nuorese, 7 mila lavoratori del settore manufatturiero e della pubblica amministrazione hanno perso il posto. Quindicimila quelli con un sussidio di disoccupazione, mentre le ore di cassa integrazione attivate sono state ben 3 milioni e 680 mila (nel 2006 erano 980 mila). Sono i numeri di uno studio di Confindustria che fotografa il malessere di una terra divorata dalla crisi dove negli ultimi giorni due imprenditori, a Macomer e Orotelli, hanno deciso di farla finita l'uno impiccandosi a una trave, l'altro con una fucilata sotto il mento.
L'ALLARME «Non suicidi ma omicidi. Domani a chi tocca e dove?», hanno scritto su un lugubre volantino affisso su tutti i muri di Orotelli e inviato a centinaia di caselle mail quelli del “Comitato spontaneo per Gonario Piroddi”, gruppo di piccoli imprenditori, operai e artigiani nato nel centro barbaricino per denunciare «una strage che giorno dopo giorno miete sempre più vittime». Un atto d'accusa contro «i mandanti di questi omicidi», quali «il sistema bancario che ha chiuso i rubinetti del credito e impone rientri forzosi a condizioni impensabili», e ancora «Equitalia e una classe dirigente complice e assente che ci lascia soli a combattere contro questo sistema».
IMPRESE CANCELLATE «Non si tratta più di drammi privati. I suicidi degli imprenditori sono denunce pubbliche contro un sistema che non funziona», avverte Alessandro Deiana , segretario della Cna, l'associazione che in provincia di Nuoro conta 1460 imprese artigiane iscritte. Nel suo settore, dal primo gennaio 2012 al 31 gennaio di quest'anno, sono stati 583 gli artigiani che hanno cancellato la propria azienda dall'albo di categoria. Ben 229 (fonte Camera di Commercio) solo nei primi tre mesi del 2013. «Occorre fare presto - puntualizza Deiana -. Servono immediatamente dei provvedimenti che ridiano ossigeno alle imprese». È l'appello lanciato nei giorni scorsi anche dal presidente di Confindustria Roberto Bornioli che ha parlato di «Nuorese allo stremo mentre Stato e Regione latitano».
LO SCONFORTO Serrande abbassate, fallimenti, cancellazioni dall'albo. E imprenditori che si suicidano per i debiti. «Sa qual è la cosa più terribile? L'indifferenza dei politici - dice Mirko Murgia , presidente provinciale di Api Sarda -. Siamo al punto che le imprese chiudono perché non riescono a incassare i crediti, soldi dovuti anche dagli enti pubblici che a loro volta sono bloccati dal patto di stabilità. Senza contare, poi, la pressione fiscale e le difficoltà di far fronte a Equitalia, Agenzia delle Entrate e Inps». E poi c'è la burocrazia, il ballo delle mille autorizzazioni, marche da bollo, timbri e visti vari, male italiano che leva linfa e ossigeno al sistema economico e non solo. «Nel mio settore ci sono imprese che, pur avendo vinto gare d'appalto, sono costrette a licenziare gli operai perché i lavori non vengono affidati», racconta Giuseppe Mastio , responsabile del settore edile di Confindustria Nuoro-Ogliastra. In questo territorio, negli ultimi tre anni il comparto dell'edilizia ha registrato la chiusura della metà delle imprese, mentre sei lavoratori su dieci hanno perso il lavoro. «Gli imprenditori vivono sotto pressione, tartassati da Equitalia e magari anche dai fornitori che telefonano ogni giorno per sollecitare il pagamento delle fatture - sottolinea Mastio -. C'è chi si dispera perché non ha il Durc (documento che attesta la regolarità del versamento dei contributi a Inps, Inail e cassa edile ndr ) a posto, e quindi non può lavorare e di conseguenza incassare». Si può finire così nella morsa della disperazione che non trova conforto? «Io credo che in un uomo che decide di togliersi la vita ci sia una debolezza di fondo. Ma è vero che gli imprenditori sono sotto pressione, vivono in una condizione di disagio e disperazione», puntualizza il responsabile del settore edile di Confindustria.
L'APPELLO «Vogliamo che il gesto di Gonario e quelli di altri come lui non vengano imitati - è l'appello dei componenti il comitato spontaneo nato a Orotelli -. Abbiamo paura dell'emulazione, di una resa contagiosa. Di un dramma individuale, e collettivo allo stesso tempo, che potrebbe estendersi a macchia d'olio». Nel giorno del funerale dell'imprenditore, un germoglio di speranza. «Parliamo - è scritto a caratteri cubitali nel volantino affisso anche sulle vetrine dei bar e dei negozi -. Non chiudiamoci nelle difficoltà. Forse è stato questo l'errore di Gonario e di altri come lui».
Piera Serusi

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