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L'unione sarda. Stop alla nave di rifiuti siciliani

Dovevano essere smaltiti nel depuratore consortile, denuncia in Consiglio comunale

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Una nave carica di percolato, in arrivo dalla discarica palermitana di Bellolampo, recentemente finita sotto sequestro, sarebbe dovuta approdare in questi giorni nel porto industriale di Olbia. E poi molte altre navi, fino ad arrivare a quaranta tonnellate (il percolato è il liquido proveniente dai rifiuti) da smaltire nel depuratore del Cipnes, il Consorzio industriale. L'operazione da un milione di euro è stata bloccata dall'opposizione del sindaco ma è diventata una bomba politica, oltre che ecologica, esplosa ieri pomeriggio sui banchi del Consiglio comunale. Da una parte il sindaco Gianni Giovannelli, dall'altra il presidente del Cipnes Settimo Nizzi: ancora l'un contro l'altro armati.
IL SINDACO Ha il tono grave delle grandi occasioni Giovannelli, quando in apertura di seduta racconta la vicenda. «Qualche giorno fa - spiega - ho sentito voci che riguardavano lo smaltimento nel nostro territorio di percolato proveniente dalla Sicilia. Ho chiesto informazioni al comandante della Capitaneria di porto. Stamattina mi ha telefonato per confermarmi che era previsto l'arrivo di una prima nave. Abbiamo così scoperto che c'è un accordo sottoscritto dal Cipnes che - a nostra insaputa - si è dichiarato disponibile a trattare nell'impianto che si trova nel territorio di Olbia dalle 30 alle 40 tonnellate di percolato proveniente dalla Sicilia». Giovannelli ha ricordato l'esistenza di un'ordinanza firmata nel 2008 che vieta il passaggio di rifiuti extraregionali nel comune di Olbia: «Quel provvedimento vieta operazioni come quella del Cipnes. In ogni caso, ho spiegato al comandante che se fosse successa una cosa del genere avremmo occupato il molo. Mi è stato poi confermato che la nave non potrà attraccare, per effetto dell'ordinanza. L'operazione è saltata perché noi non siamo la pattumiera d'Italia».
IL CONTRATTACCO DI NIZZI Nizzi sostiene invece di aver bloccato lui stesso il contratto. Il presidente del Cipnes e consigliere comunale del Pdl arriva di corsa quando il sindaco ha appena finito e chiede la parola per fatto personale, in un clima di grande nervosismo. E il primo punto che vuole chiarire riguarda il suo coinvolgimento nella vicenda. «Il commissario siciliano ha chiesto al Cipnes la disponibilità a smaltire il percolato. Noi abbiamo un impianto certificato che tratta il percolato della discarica consortile ma anche di altri centri della Sardegna, siamo abilitati per fare questo. È stato il dirigente tecnico a dare la disponibilità perché si tratta di un banale atto amministrativo. Io nulla dovevo dire al sindaco di Olbia perché non ne sapevo nulla». E anche nella versione di Nizzi c'è una telefonata col comandante della Capitaneria che però risalirebbe alla sera prima. «Mi è stato segnalato l'arrivo di questa nave, sapevamo bene dell'ordinanza - ha detto Nizzi in Consiglio - e il direttore generale ha bloccato tutto». Più tardi però contesta la stessa ordinanza: «Non è valida perché la legge regionale alla quale fa riferimento è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale». La nave sarebbe stata quindi bloccata, non in virtù dell'ordinanza, ma per non creare un conflitto con il Comune. «Giovannelli ha sollevato un polverone su una questione che era già risolta, per ottenere un trafiletto sul giornale».
L'IMPIANTO Al di là dei contrasti sul metodo, è la sostanza a dividere profondamente Nizzi e Giovannelli. «Per colpa del sindaco abbiamo perso un milione di euro, in un momento in cui di soldi e lavoro c'è un gran bisogno - dice il presidente del Cipnes - il nostro impianto è perfettamente in grado di smaltire il percolato senza alcun problema». Di opinione opposta Gianni Giovannelli: «Il Cipnes ha pensato solo a fare cassa. Noi siamo contenti se il Consorzio, di cui siamo soci, guadagna, ma non mettendo a rischio il nostro golfo e facendo diventare la nostra città, la pattumiera d'Italia. La sostenibilità ambientale per noi è di vitale importanza».
PALERMO A preoccupare è anche la provenienza dei rifiuti. «Una cosa è sapere che trattiamo il percolato di Monti o Telti, altra cosa è Palermo», osserva ancora il sindaco. La discarica di Bellolampo, che serve il capoluogo siciliano, è stata recentemente posta sotto sequestro dalla Procura di Palermo a causa proprio della presenza di un enorme lago di percolato che rischiava di inquinare le falde acquifere.
Caterina De Roberto

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