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L'unione sarda. Pochi e sempre più vecchi

L'ultimo censimento fatto nel 2011 dice che in vent'anni nell'Isola gli anziani sono diventati 159 (erano 68) ogni 100 giovani

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A ottobre 2011 l'Istat ha condotto l'ultimo censimento della popolazione e, dopo i vari controlli di rito, ha pubblicato i dati ufficiali, secondo i quali in Sardegna siamo quasi un milione e 640mila (esattamente 1.639.362) e tra questi gli stranieri residenti sono meno del 2% (nel resto del Paese sfiorano il 7%). Se fossimo distribuiti uniformemente sul territorio regionale ci sarebbe una densità di popolazione di 68 abitanti per kmq, mentre nel resto della nazione a parità di superficie i residenti sono 197. Ma questa densità di popolazione è per l'appunto una media e tiene conto delle situazioni estreme come ad esempio Semestene, nel cui territorio comunale ci sono appena 4 residenti per kmq, e Monserrato in cui invece i residenti sono 3.179 per kmq (più di Roma).
I COMUNI In effetti nella nostra regione non possiamo certo lamentarci della mancanza di spazi vitali e sono più frequenti le situazioni di bassa densità abitativa che non il contrario, ma non potevamo aspettarci diversamente considerato che più di un terzo dei 377 comuni sardi non raggiunge i mille abitanti e sono complessivamente 314 quelli con meno di 5.000 abitanti (l'83%). Altro indicatore di una distribuzione disomogenea della popolazione nel territorio è il fatto che la metà dei sardi risiede nei centri costieri, l'altra metà nei non costieri, peccato però che i primi siano 71 e i secondi 306. Inoltre, nei 14 comuni più grossi (con più di 20 mila abitanti) si concentra il 40% della popolazione residente. È quindi evidente una concentrazione nelle zone costiere e nei comuni di dimensioni maggiori e un abbandono dei piccoli centri abitati, ancor più se situati nell'interno della regione.
IL CONFRONTO Questi fenomeni sono andati via via accentuandosi nel tempo considerato che negli ultimi 20 anni (confrontando quest'ultimo censimento con quello del '91) la popolazione ha avuto un saldo negativo di 9 mila persone (-0,5% in valori percentuali) e che tale decremento si è riferito esclusivamente alle zone interne dell'Isola (salvo rare eccezioni). I comuni che oggi hanno meno di mille residenti (119 in totale, 22 in più del '91) hanno registrato un calo della popolazione di 16 punti percentuali rispetto al '91 e si sono spopolati anche i comuni tra mille e 5 mila abitanti (-4%). Viceversa è aumentato il numero dei residenti nei comuni di dimensioni maggiori, con qualche eccezione: Nuoro, Carbonia, Iglesias, ma anche Cagliari che “cede” residenti ai comuni limitrofi.
GLI ANZIANI A incidere sullo spopolamento, si aggiunge alla decrescita demografica, anche l'invecchiamento della popolazione. L'indice di vecchiaia, che ne fornisce una prima misura, è più che raddoppiato in 20 anni, passando da 68 anziani ogni 100 giovani nel 1991 a 159 nel 2011. Anche in questo caso l'indicatore media tra situazioni opposte: nei centri a vocazione turistica e nell'hinterland cagliaritano il numero dei giovani supera quello degli anziani, viceversa nelle zone più interne sono gli anziani a superare i giovani.
A questo punto è rilevante mettere in luce una dinamica inaspettata: non sono solo i giovani ad abbandonare i centri dell'entroterra sardo per recarsi, evidentemente, dove la probabilità di trovare occupazione è più elevata, ma sono anche gli anziani a lasciare le loro abitazioni per stabilirsi nei centri più abitati e più vicini al mare. Questo significa che a spingere i flussi dall'interno verso le coste non è solo la mancanza del lavoro ma ci sono anche altre motivazioni. La vera questione, tuttavia è rappresentata dal fatto che i fenomeni che riguardano la popolazione in Sardegna sono presenti, nelle dimensioni descritte, da almeno quarant'anni e in questo lunghissimo lasso di tempo non si sono viste politiche capaci di arrestare il fenomeno che, avrà ripercussioni economiche di ampio spessore in tutta la Sardegna.
Francesco Manca
Lucia Schirru
centrostudi@unionesarda.it

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