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L'unione sarda. «Mi piace Rodotà ma spero nell'intesa»

GIAMPAOLO DIANA. Il capogruppo del Pd: scelte condivise

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Giampaolo Diana, ha già deciso per chi voterà?
«No. Non sarà una scelta solo individuale: farò parte di una delegazione, quella del Pd. Sarò a Roma in quanto capogruppo della prima forza d'opposizione».
Quindi voterete comunque un candidato del Pd?
«Non è detto. Preferirei contribuire a eleggere un presidente di garanzia per tutti. Ma per ora non vedo convergenze».
Napolitano fu eletto solo da una parte, eppure ora il Pdl lo considera un garante.
«Sul Quirinale è comunque meglio un accordo ampio. Anche per facilitare la formazione di un governo che, per me, dovrebbe essere a guida Pd. A guida Bersani».
Auspica le larghe intese?
«Assolutamente no. Ma proprio perché il governo non può essere allargato a Berlusconi, credo che la figura di garanzia del capo dello Stato debba essere il più possibile condivisa».
Dovendo fare un nome solo, lei per chi vorrebbe votare?
«Sinceramente non ho in mente un nome particolare. Non riesco a tenere gli occhi solo sul Quirinale, anziché sulla complessiva situazione politica, che alla scelta del presidente è collegata».
Avrà almeno in mente un profilo ideale.
«Questo sì. Quello di un uomo, o magari una donna, che abbia un grande prestigio dentro e fuori il nostro Paese».
Meglio che provenga dal mondo della politica, oppure no?
«Sarei portato a optare per la prima ipotesi. Credo che i problemi si risolvano con la politica. Però mi rendo conto che in questo momento una figura simile potrebbe essere valutata con un metro diverso dal mio».
È un'apertura alla cosiddetta antipolitica?
«Per carità, no. Parlavo di qualcuno che restituisca prestigio alle istituzioni, non che dia l'assalto alle istituzioni. Dico solo che, se c'è una figura con quelle caratteristiche anche fuori dal cosiddetto Palazzo, ben venga».
Chi le piace di più dei dieci nomi scelti dal M5S?
«Alcuni, come Fo o Gino Strada, li stimo molto ma in altri campi. Tra quei dieci, come presidente mi sentirei più garantito da Stefano Rodotà».
Sarebbe stato giusto includere Renzi tra i grandi elettori?
«Il mio pensiero politico non coincide del tutto col suo, ma certo lui intercetta molte sensibilità anche dentro il nostro partito. Fosse dipeso da me l'avrei portato a Roma: escluderlo ha destato più scalpore».
Nelle ultime tre elezioni quirinalizie era sempre presente, in ruoli diversi, Emanuele Sanna. Si sente il suo erede, come rappresentante dell'area della sinistra?
«Erede no, non mi paragonerei mai al suo straordinario profilo politico-istituzionale. Certo, mi onoro di provenire dalla stessa cultura politica. Anche se il Pd non si limita all'anima della sinistra ex Pci». (g. m.)

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