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L'unione sarda. «Aveva paura di quel ragazzo ma l'amava troppo e l'ha tenuto»

FURTEI. Cesira, la sorella della vittima: per noi è una morte annunciata

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FURTEI «Mia sorella aveva paura. Antonj le aveva rubato tutto l'oro, le aveva detto di vendere i mobili perché gli servivano altri soldi. Maria aveva chiesto un prestito di 500 euro a un altro nostro fratello di Sanluri. Era disperata, non ce la faceva più. Aveva cominciato a confidarsi con me, ma poi aveva prevalso l'affetto per Antonj. Lo scriva: è morta per l'amore che nutriva per quel nipote».
Cesira Santoro è una delle sorelle minori della donna uccisa a Serramanna e ieri pomeriggio, nella casa della figlia Tiziana a Furtei, tremava ancora, immobile sul divano. Ha trascorso mezza giornata in ospedale a San Gavino, sotto choc per una morte che secondo lei era annunciata: «Io lo sapevo che Antonj era un violento, un altro mio fratello mi aveva raccontato di aver assistito in passato a una scena gravissima. Antonj aveva schiaffeggiato la nonna, mio fratello si era messo in mezzo e aveva fermato il ragazzo. E in altri frangenti Maria mi aveva raccontato che il nipote aveva sfasciato tutto nella sua abitazione. Lassaddu a sa mamma, in Continenti , le avevo detto. Cumenti fazzu, non ddu pozzu lassai in mesu a sa bia, per la strada , mi aveva risposto».
È un quadro diverso da quello tratteggiato dai carabinieri e a Serramanna. «Guardi che era un bravo ragazzo, affettuoso con me, con mio figlio piccolo di tre anni - interviene Tiziana, la figlia di Cesira Santoro - solo che gli prendevano questi raptus. Droga? Non possiamo dirlo. Di sicuro mia zia in questi giorni era cambiata. Ci ha chiesto di metterle in vendita su Internet una credenza antica e di valore e un lavabo di cent'anni fa. Una corsa al denaro strana in una donna come lei». Interviene di nuovo Cesira Santoro: «Avrei dovuto insistere, farla venire a vivere con me a Sanluri. Invece no, lei era troppo legata ad Antonj. È morta per il troppo amore che nutriva per il nipote». (p.c.)

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