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L'unione sarda. A scuola senza stipendio

Regione in ritardo sui contributi previsti per le materne private Da martedì dipendenti in sciopero, protesta davanti al Consiglio

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Sono 270 in Sardegna le scuole dell'infanzia paritarie (cioè quelle non statali) che rischiano di chiudere i cancelli. Tredicimila bambini che frequentano le materne e 1.800 tra insegnanti e dipendenti potrebbero restare a casa.
Il motivo? I ritardi con cui la Regione eroga i contributi previsti dalla legge 31 del 1984. Fondi che, solo per l'anno scolastico in corso, sfiorano i 22 milioni di euro. «Entro la settimana prossima prevediamo di sbloccare 4,5 milioni di euro», annuncia l'assessore alla Pubblica istruzione Sergio Milia, che si schiera dalla parte di bimbi e maestri: «Il diritto all'istruzione primaria va tutelato».
«La colpa dei ritardi è il vincolo del patto di stabilità che ci mette lo Stato e l'Unione europea», sentenzia l'assessore al Bilancio Giorgio La Spisa: «Tempi di attesa allungati - continua il vice presidente della Giunta Cappellacci - anche a causa del contenzioso tra Regione e Province sulle competenze e la gestione degli asili non statali».
LA PROTESTA Chiedono fatti i gestori della scuola sarda, che da martedì a venerdì prossimo daranno vita a una «protesta pacifica» davanti alla sede del Consiglio regionale, in via Roma a Cagliari. «La scuola sarda è in sofferenza», osserva Manuela Pinna, referente della scuola dell'infanzia. «Manifesteremo con educazione - prosegue - perché, rappresentando il mondo dei bambini, sarebbe assurdo commettere azioni diseducative».
«Una protesta legittima». Così la giudica Milia, secondo cui «ci deve essere la massima attenzione per un mondo che svolge un'opera meritoria e permette anche un risparmio enorme. Il costo dell'istruzione pubblica per l'infanzia, infatti, sarebbe cinque volte superiore. Due settimane fa abbiamo sbloccato una tranche da 4 milioni di euro».
SANJUST (PDL) Tra i primi a lanciare l'allarme sul mondo dell'istruzione è stato il consigliere regionale del Pdl Carlo Sanjust, presidente della commissione Cultura e pubblica istruzione: «Le scuole sono sull'orlo del fallimento. Sicuramente per colpa del patto di stabilità - ragiona - la Regione è stata costretta a far saltare tutte le scadenze con cui, per legge, avrebbe dovuto stanziare i fondi. Intanto gli istituti paritari hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato: non hanno ricevuto il saldo degli anni scolastici 2010-2011 e 2011-2012. E ancora devono avere, entro il mese in corso, l'acconto per l'anno scolastico 2012-2013».
La vicenda ha evidenti riflessi sull'occupazione: «È immaginabile il disagio che si avrebbe nella scuola sarda - prosegue Sanjust - se le paritarie dovessero chiudere. Sarebbe un ulteriore dramma, tale da segnare ancora di più la già precaria economia dell'Isola».
IL PD Quindici giorni fa il vicepresidente del Consiglio regionale Mario Bruno e il consigliere regionale Gian Valerio Sanna (anche lui del Pd) hanno presentato un'interrogazione in cui hanno chiesto al governatore Ugo Cappellacci e all'assessore Milia «come intendano intervenire per scongiurare la possibile chiusura di molte scuole a causa della carenza di fondi».
«Aspettiamo ancora risposte», rimarca ora Bruno: «Ciò che è certo è che serve uno sforzo a partire dalla prossima manovra di bilancio per garantire ai bambini la prima istruzione. È una priorità. Le scuole materne non statali hanno un finanziamento inferiore del 40 per cento rispetto al fabbisogno reale. Il fatto è di estrema gravità, non si può smantellare la scuola da un giorno all'altro».
Roberta Floris

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