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L'unione sarda. Pd sardo, primo round

Venerdì a Oristano la direzione regionale sulla “vicenda Quirinale” «Il congresso sia su temi locali, non su chi sta con o contro Renzi»

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Magari non andrà in streaming sul web come piace al M5S, ma venerdì 26 si riunisce la direzione regionale del Pd ed è comunque da seguire: perché da lì inizia una fase delicatissima per i democratici sardi. Come a livello nazionale, del resto. L'appuntamento è a Oristano, alle 16 in via Canepa: la convocazione è arrivata ieri sera, dopo che la presidente dell'assemblea regionale del partito, Valentina Sanna, aveva scritto al segretario Silvio Lai perché riunisse «quanto prima» gli organismi di vertice.
VERSO IL CONGRESSO I fatti recenti, che hanno travolto Bersani, «non possono essere analizzati solo a distanza, su giornali e social network», recita la lettera di Sanna. In direzione si aprirà un confronto (forse una resa dei conti) verso il congresso: fuori dalle cose scritte a Lai, la presidente auspica «un confronto non basato su appartenenze nazionali, perché ciò che ci tiene insieme sono le idee».
Si intravede, dietro questa e altre dichiarazioni, un dibattito sulla data del congresso regionale: molti invitano a non fissarlo in contemporanea col nazionale, per evitare che i temi locali siano travolti dalle varie affiliazioni a Renzi o a Barca o a Civati, o a chissà quali altri nomi in lizza.
«Dovremmo comportarci come se in Sardegna il partito federato ci fosse già», avverte la vicesegretaria Francesca Barracciu: «Le ultime vicende derivano dalle responsabilità del gruppo dirigente nazionale, che vanno distinte dalla realtà isolana». Anche lei ritiene opportuno «un confronto tra progetti per la Sardegna, non tra renziani o non renziani e così via».
IN CONSIGLIO Le vicende quirinalizie agitano anche i consiglieri regionali: qualcuno vorrebbe la rimozione del capogruppo Giampaolo Diana, che contro l'indicazione del partito non ha votato per Franco Marini. Barracciu no, ma definisce la scelta di impallinare Marini e poi Prodi «un fatto gravissimo». Tale da «indurre al silenzio e alla riflessione: non è ammissibile che chi quei voti ha espresso infierisca sperando in un tornaconto elettorale». Un appello generale, ma si indirizza poi al capogruppo quando la vicesegretaria chiede se «davvero se la sente di scagliare la prima pietra».
Attacca ancora più duramente Diana il consigliere regionale Franco Sabatini: «Dice che il partito deve tornare tra la gente, ma sono parole strumentali. Da tempo chiedo inutilmente che il gruppo si organizzi per essere presente in tutti i territori». Certe posizioni «appaiono stucchevoli, specie da chi ha sempre sostenuto Bersani». In difesa del voto negato a Marini intervengono però tre consiglieri di minoranza ma non del Pd: Radhouan Ben Amara (Pdci) e gli ex Idv Adriano Salis e Giannetto Mariani. «Diana rappresentava tutta l'opposizione», affermano, «non può rispondere solo al Pd o alle sue correnti. Siamo solidali con chi, nella coalizione, ha votato Rodotà».
Sperava in Rodotà pure Marco Espa, vicecapogruppo consiliare, che ora fa un ragionamento diverso: «Non credo che la soluzione sia mettere un ex popolare alla guida del gruppo, ma soprattutto dico basta ai vari “cerchi magici” bersaniani o di altro genere. Serve un rinnovamento vero, che passi per un congresso non basato sulle tessere e su chi le controlla».
I GD Più o meno quel che dicono i giovani del partito, protagonisti in questi giorni di iniziative come l'occupazione della sede regionale. «Ci si confronti sui contenuti: noi chiederemo pubblicamente a chi si candida a guidare il Pd, a tutti i livelli, di rispondere a domande precise sulle linee e sui programmi», annuncia Andrea Mineo, dirigente nazionale dei Giovani democratici e uno degli animatori di “Occupy via Emilia”.
Il segretario regionale dei Gd, Mauro Usai, confessa la delusione di «chi, come me, ha sempre sostenuto Bersani, ma ora vede un partito troppo diviso tra pulsioni individuali. Il Pd non è fallito, ma serve un riferimento che dica cose chiare». Usai si associa alla richiesta di cambiare la dirigenza nazionale, «ma è possibile chiedere rinnovamento senza essere per forza renziani? Noi valuteremo sempre Renzi e chiunque altro nel merito, ma il rinnovamento lo chiediamo: e con nettezza».
Giuseppe Meloni

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