Difficile che si siano messi d'accordo, visto che tra i due i rapporti si sono guastati da un bel po'. Ma curiosamente Ugo Cappellacci e Claudia Lombardo scelgono lo stesso giorno (anzi, la stessa fascia pomeridiana: con un'oretta di scarto) per lanciare due appelli ad andare oltre le divisioni politiche che, pur molto diversi tra loro, contengono accenti simili. Sarà forse il clima da larghe intese - nelle ore in cui Enrico Letta parla alla Camera - a influenzare il governatore e la presidente del Consiglio regionale. Ma non è esattamente quello il senso delle due riflessioni.
GOVERNO SARDO La seduta congiunta tra l'assemblea legislativa e il Consiglio delle autonomie locali è l'occasione in cui Lombardo pronuncia l'auspicio per «scelte avveniristiche che superino gli steccati politici, ideologici e partitici, per garantire una governabilità forte e la guida autorevole di un governo “sardo dei sardi”».
Non è il sogno di una grosse koalition declinata in limba, visto che la stessa Lombardo invoca una nuova legge elettorale che garantisca maggioranze chiare alle prossime Regionali. È la speranza che «i futuri eletti del Consiglio formino un unicum proteso al bene della Sardegna, sostenendo per tutta la legislatura un governo di ampia rappresentanza di tutte le istanze sociali».
L'AFFONDO La seduta è segnata anche dall'intervento «non rituale» - come da definizione dell'autore - del presidente del Consiglio delle autonomie locali Gianfranco Ganau, che denuncia «il centralismo della Regione», e chiede di coinvolgere Comuni e Province nelle riforme istituzionali.
Come quelle degli enti locali stessi: «Siamo favorevoli ad abolire le nuove Province, come da referendum», ma non tutte. Inoltre «non condividiamo l'idea delle Province come organi di secondo livello»: i sindaci devono fare i sindaci, non i consiglieri provinciali. Molti attacchi, inoltre, sulle scelte della Finanziaria in materia di enti locali, «con modifiche che non ci sono state neppure comunicate». Sugli ultimi punti, l'assessore al Bilancio Alessandra Zedda - oltre a rivendicare «l'azione netta e drastica della Giunta per adeguare il patto di stabilità» - ricorderà che è stata eliminata la tabella F che rendeva aleatoria parte dei fondi agli enti locali.
POLEMICHE Anche il presidente dell'Unione Province, Roberto Deriu, rimarca la disattenzione del Consiglio regionale per le autonomie locali, trasformando in metafora il fatto che «per entrare mi è stato dato un cartellino da visitatore. Ma non siamo visitors , siamo un organo. La verità è che la legislazione regionale non è scalfita dalla nostra presenza».
Sul tema delle Province, il capogruppo Pdl Pietro Pittalis invita l'opposizione a «lavorare, subito dopo la Finanziaria, per dare attuazione ai referendum». «Serve una soluzione condivisa», ribatte dal Pd Giampaolo Diana, «e non solo tra i poli ma anche con gli enti locali». Risposta «generica» per il coordinatore dei Riformatori Michele Cossa: «Sospetto che il Pd non intenda affatto attuare i referendum».
IL GOVERNATORE Non invoca larghe intese neppure Cappellacci, che però invita tutte le forze politiche a un confronto «anche aspro», ma aperto al dialogo. Partendo dai richiami alla responsabilità, così frequenti in questi giorni a livello nazionale, il presidente spiega che l'alternativa «non può essere tra i fautori del compromesso esasperato e chi ha come priorità la salvaguardia della purezza della propria formazione».
La terza via è «quel dovere del confronto e del dialogo», tipico di una politica che «parla del vissuto quotidiano dei cittadini anziché di se stessa». Perciò, già dalla discussione della Finanziaria (che inizia oggi), Cappellacci chiede di «alzare il livello della dialettica e focalizzare l'attenzione su chi incontriamo nella vita di tutti i giorni: devono avere la percezione concreta che la politica si sita adoperando per loro».
Giuseppe Meloni