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L'unione sarda. Borore, pallettoni contro il Municipio

Due spari nella notte alla vigilia del Primo Maggio. Il sindaco: «Lo Stato ci ha lasciati soli»

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Due fucilate nella notte della vigilia del Primo Maggio hanno scosso Borore. E nel mirino è finito il Municipio. I pallettoni si sono conficcati nel robusto portone di legno e hanno mandato in frantumi la vetrata della bussola interna. L'altra fucilata è stata esplosa contro la finestra accanto all'ingresso, quella dell'ufficio dell'assistente sociale. Il danno è relativo, con il portone, la finestra e la bussola interna riparabili, ma è il gesto che assume contorni preoccupanti, in un paese devastato dalla crisi, allo stesso modo degli altri centri del Marghine. I malviventi (o il malvivente) hanno agito indisturbati davanti al Comune, al cui esterno c'è un cantiere aperto per l'esecuzione di lavori di pavimentazione in piazza Unità d'Italia e nella centralissima via Roma. Un'opera che valorizza l'intero centro del paese.
I due colpi di fucile sono stati avvertiti in tutto il paese e la notte stessa è scattato l'allarme. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Borore con quelli della compagnia di Macomer, che hanno interrogato diverse persone e proseguono con le indagini, per far luce su questo nuovo episodio. Dal movente oscuro.
IL PRIMO CITTADINO L'attentato assume importanza simbolica e quindi preoccupante, perché è stato preso di mira il comune e peggio ancora l'ufficio dell'assistente sociale. Più che l'ammontare dei danni, contenuto, preoccupa il gesto. «Credo che in questa situazione - commenta amaramente il sindaco di Borore, Tore Ghisu - anche il nuovo Governo debba invertire la rotta, perché anche da parte di chi amministra l'inferno dei paesi non c'è più voglia e manco l'entusiasmo per continuare a impegnarsi sul fronte della cosa pubblica. Gli amministratori comunali non possono essere lasciati soli a reggere il peso di un sistema ormai ingestibile. C'è un forte malessere sociale in tutto il territorio, con i Comuni caricati di incombenze in maniera eccessiva. Non è più tollerabile che un Comune come il nostro debba svolgere il ruolo di esattore dello Stato».
SDEGNO UNANIME Il primo cittadino è attonito, come i suoi compaesani. «Tanti altri cittadini rimangono sconvolti di fronte a questi episodi», dice la sindacalista della Cisl Katy Contini, che vive nel paese con la sua famiglia. «È evidente che si sono volute colpire le istituzioni. Quello che più preoccupa è il silenzio dello Stato e della Regione di fronte ad una situazione veramente drammatica, che colpisce questo paese come l'intero territorio del Nuorese. Preoccupa il fatto che gli amministratori comunali debbano dare risposte alla gente con strumenti scarsi o addirittura inesistenti».
UN ANNO FA PALLOTTOLE PER POSTA L'episodio, condannato da l'intero Consiglio comunale e da tutte le forze politiche, sembra non sia legato a quello avvenuto il 18 febbraio del 2012, quando il sindaco Tore Ghisu aveva ricevuto una lettera con all'interno due cartucce calibro nove, assieme ad un foglio con frasi minatorie. Lo stesso giorno il sindaco aveva incontrato a Borore i vertici provinciali dei carabinieri, in previsione di un potenziamento dell'attività di prevenzione. Oggi come allora, l'episodio ha turbato non poco il primo cittadino.
Francesco Oggianu

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