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La nuova sardegna. Energia pulita e incentivi milionari

Finora la Regione ha convalidato 21 autorizzazioni dei Comuni. Il caso Narbolia il business

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di Giampaolo Meloni.

INVIATO A NARBOLIA

Migliaia di ettari utilizzati e milioni di euro in arrivo per portare l’agricoltura sarda verso il grande futuro della compatibilità ambientale percorrendo la strada delle energie rinnovabili e perciò risparmiose. Questi gli intenti. Ma dal buon principio è partito il grande assalto alla diligenza degli incentivi statali. Tanto denaro in arrivo per favorire i progetti ma poca ricchezza in favore dei cittadini dell’isola. Con una distinzione che va fatta subito. I piccoli privati che installano il fotovolaico sul tetto delle proprie abitazioni o a terra per piccole aziende non hanno a che fare con la corsa all’accaparramento dei finanziamenti stratosferici destinati alla costruzioni di serre fotovoltaiche per alimentare produzioni agricole preferibilmente innovative. Le colture misteriose. Un’operazione che ha preso forma negli ultimi anni e che ha scatenato opposizioni durissime, soprattutto nel Mejlogu e nell’Oristanese. Comitati di cittadini, amministratori locali, ambientalisti contestano le procedure seguite da alcune holding internazionali per ottenere l’accesso ai finanziamenti. Operazioni che hanno alimentato molte ombre e contenziosi formali con ricorsi e controricorsi. Il dubbio più corposo riguarda la veridicità delle attività agricole praticate dalle aziende che installano i campi fotovoltaici: agricoltura dichiarata nelle certificazioni presentate dalla società ma, almeno finora, nei casi più eclatanti, non praticata. Coltivazioni ancora fantasma. Eppure è questa, anzi, sarebbe, la condizione fondamentale per ottenere il via libera agli incentivi che sono assegnati, su accurata verifica, dal Gse (gestore dei servizi energetici). In cifre. Il calcolo sugli incentivi è complesso. Ma basta considerare che la Graduatoria delle impianti iscritti al Registro Gse per l’accesso agli incentivi (aggiornata al settembre 2011 ma in costante crescita) conta in Sardegna 39 ditte, 22 delle quali per produzioni superiori a mille kilowatt. Le procedure. Il meccanismo su cui si dovranno chiudere le pratiche nelle prossime settimane va sotto il nome di Quarto Conto Energia riservato agli impianti che avrebbero dovuto entrare in esercizio dopo il 31 maggio 2011 con l’obiettivo di «allineare gradualmente l’incentivo pubblico con i costi delle tecnologie e mantenere stabilità e certezza sul mercato», come spiega il decreto ministeriale del 5 maggio 2011. Il meccanismo prevede l’incentivazione con una tariffa costante per venti anni, più il pagamento di una quota dell’energia prodotta che dovrà essere venduta dal Gse. È il caso di Narbolia, progetto di maggiore impatto: si tratta di un finanziamento calcolato in oltre sette milioni all’anno per venti anni. Più 3,5 all’anno per la cessione dell’energia che il Gse attraverso Enel metterà in rete per il fabbisogno nazionale. La sanatoria. I termini per ottenere la convalida sono stati fissati dal decreto numero 1116 del 27 luglio scorso firmato dall’assessore regionale dell’Agricoltura Oscar Cherchi. I trenta giorni di tempo previsti sono ormai alla scadenza. Il provvedimento della Regione ha suscitato perplessità tra i cittadini che si oppongono alle sterminate estensioni di lastre fotovoltaiche sui terreni agricoli della Sardegna. Il decreto appare come una sanatoria alle procedure che hanno permesso alle grandi aziende di aprirsi la strada verso gli incentivi ma con meccanismi sbrigativi e senza riuscire a rispettare i termini operativi imposti dal ministero. Così le autorizzazioni sono state rilasciate dai Suap (sportelli di assistenza dei Comuni) prevalentemente su autocertificazioni e relazioni agronomiche eccessivamente dettagliate sulle attività e sui progetti di coltivazione agricola. Il fatto è che la competenza sulle autorizzazioni doveva essere della direzione generale dell’Agricoltura della Regione, come rileva lo stesso Cherchi nel suo decreto richiamando una direttiva regionale del 2010 e un provvedimento del suo predecessore Andrea Prato. Così diventa necessario correre ai ripari. Nel frattempo sono state convalidate 21 autorizzazioni rilasciate dai Comuni. Narbolia. Questo progetto è il maggiore, per dimensioni, tra quelli realizzati in Sardegna. Quello che il comitato “S’arrieddu per Narbolia”, protagonista di una dura battaglia per la chiarezza sulla vicenda, ha definito “il mostro”, è stato proposto dalla Enervitabio di Ravenna, sbarcata in Sardegna nel 2008, poi venduto a una holding orientale, al Win Sun di Hong Kong, a sua volta controllata dalla Win Sun Luxemburg: il mosaico è formato da sette progetti realizzati in sette Comuni sardi, e ogni progetto, sembrerebbe per slancio di sensibilità verso le comunità locali, è stato ribattezzato con i nomi dei santi patroni (Santa Sofia a San Vero Milis, Santu Pedru a Padria, San Nicola a Santadi, per citarne alcuni). L’impianto di Narbolia deve produrre 27 megawatt con 107mila pannelli installati su 1614 serre da 200 metri quadrati ciascuna, costruite su 64 ettari sorrette da trentatremilatrecento plinti di cemento armato «conficcati nei migliori terreni agricoli irrigui del nostro paese» contesta il Comitato. Per questo impianto, l’azienda dovrebbe ottenere oltre sette milioni di incentivi all’anno per venti anni e tre e mezzo all’anno per gli stessi vent’anni per la vendita dell’energia prodotta. Milis. Qui il progetto è della Milis Energy spa, controllata dalla Trp Pve Bv legata al grande gruppo cinese Aerospace Automobile Electromechanical Co.Ltd con sede a Shanghai. I lavori per le serre, cominciati nell’aprile 2010, non sono conclusi. E nessuno ha ancora visto ortaggi spuntare dal terreno

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