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L'unione sarda. La spallata mancata sul patto di stabilità Sardex ridimensionato

I cambi in corsa nella discussione in Consiglio

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Doveva essere la Finanziaria dei Sardex e della restituzione Imu, è diventata quella dell'Irap. E la spallata al governo contro il patto di stabilità si è trasformata in una ricerca di dialogo. La manovra che il Consiglio regionale consegna agli archivi legislativi (con quattro mesi e mezzo di ritardo rispetto alle scadenze previste) è una parente non strettissima di quella varata dalla Giunta: il passaggio in commissione Bilancio e poi in aula ne ha cambiato molti connotati, anche per effetto delle vicende nazionali.
LA GIOSTRA Per esempio sull'Imu: un punto forte del disegno di legge originario, voluto dal governatore Ugo Cappellacci, era lo stanziamento di 25 milioni per restituire alle famiglie con basso reddito quanto versato nel 2012 per la prima casa. Ma nel frattempo dalla giostra romana post-elettorale è sbucato il governo di Enrico Letta, che al primo annuncio ha sospeso l'acconto Imu 2013.
Anche questa novità (ma non solo) ha convinto la maggioranza regionale ad aprire un varco alla proposta del Pd, che nella sua contromanovra aveva inserito la riduzione dell'Imposta sulle attività produttive. Tra i vari modi in cui è finanziato il taglio, che costa 240 milioni alle casse regionali, c'è anche il dimezzamento dell'operazione Sardex: passa da 20 a 10 milioni il fondo per garantire un reddito minimo a giovani disoccupati utilizzando circuiti di moneta complementare.
MODIFICHE Provengono dal centrosinistra anche due modifiche care a Comuni e Province. Quella che prevede l'erogazione entro luglio del 40% del Fondo unico enti locali, proprio per far fronte al prevedibile ammanco delle rate Imu di giugno. E l'altra, che esclude lo stesso Fondo unico dal conteggio del patto di stabilità: così, di fatto, si amplia la capacità di spesa della Regione.
Questa infatti, malgrado le maggiori entrate erariali, per via dei vecchi criteri resta bloccata nel 2013 ad appena 2,51 miliardi. Il tutto al netto della spesa sanitaria, che assorbe 3,2 miliardi dei 6,9 totali, ma non rientra nei vincoli di stabilità. Non vi rientreranno anche 130 milioni di euro dell'assistenza ai disabili, che con un ordine del giorno presentato da Marco Espa (Pd) verranno considerati spesa sanitaria, non sociale.
LO STRAPPO MANCATO Non si concretizza invece l'idea di sforare il patto con uno strappo unilaterale. La prima versione della Finanziaria prevedeva che il tetto di spesa fosse sollevato comunque di 1 miliardo e 200 milioni. Il testo finale indica la stessa cifra ma parla di una «possibilità», e fa riferimento alle procedure per negoziare con lo Stato nuovi e più ampii limiti di spesa. Anche qui ha contato la fiducia nel governo Letta.
PRECARI La Finanziaria dà inoltre respiro fino a fine 2015 a circa 800 lavoratori che gestiscono da anni, ma in regime di continua precarietà, il patrimonio culturale dei Comuni, i siti archeologici, le biblioteche civiche e simili: senza di loro, in molti casi, non sarebbe possibile neppure tenere aperte per i turisti alcune attrazioni di particolare valore. Sul fronte dell'impiego, la manovra conferma 15 milioni di incentivi alle aziende per l'assunzione di lavoratori svantaggiati e 5 milioni per i cantieri verdi. (g. m.)

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