Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'unione sarda. «Quella festa è un'abbuffata»

Il vescovo: sprechi intollerabili a San Francesco di Lula

Condividi su:

«Festeggiare San Francesco non vuol dire fare una grande abbuffata. Che senso ha uccidere tante pecore, soprattutto oggi, con tanta gente che muore di fame?».
I nuoresi dicono che è la tradizione. Che tutto si fa per rifocillare i pellegrini...
«Ma non è così. L'accoglienza dei pellegrini aveva un senso tre, quattro secoli fa, quando si arrivava al santuario a piedi, anche da molto lontano. Oggi i più arrivano in macchina, ascoltano la messa e vanno via. Dov'è, quindi, la necessità di tutto quello spreco per pranzi e cene?».
Il vescovo di Nuoro ha dato l'altolà agli organizzatori della festa di San Francesco di Lula. Sobrietà, ha raccomandato ai nuovi priori Giuseppe Sedda e Gina Ladu, convocati un mese fa nel suo ufficio per comunicazioni sulla nuova linea d'azione. Insomma, è o non è il Poverello d'Assisi (che in Barbagia diventa lulese nonché ricchissimo) il santo che aveva fatto dell'umiltà la regola? E che cosa sono, allora, questi banchetti organizzati per la festa di maggio, le pecore e i porchetti macellati a centinaia, i quintali di formaggio e di dolci, i fiumi di vino e di birra? «Uno spreco - taglia Mosè Marcia -, e lo dicono ormai anche tanti nuoresi. Si è arrivati al punto che, nei giorni della sagra, certe agenzie di viaggio organizzano una gita al santuario di Lula. La formula è: tutto pagato, compreso il pranzo offerto dal priore. Questi turisti arrivano e mangiano a scrocco...».
Ma questa è una grave scorrettezza dei tour operator...
«Già, e il punto è che non bisogna darne l'occasione». Al telefono da Roma, dove ieri era in programma l'udienza generale dei vescovi sardi con Papa Bergoglio, monsignor Mosè Marcia ha giusto due minuti per l'intervista più veloce della storia. «Ne riparleremo...», annuncia. A Nuoro - la città dove da secoli viene organizzata la festa di San Francesco, anche se il santuario è in territorio di Lula - se ne parla da settimane, ormai. Da quando, appunto, il vescovo ha incontrato i nuovi priori raccomandando sobrietà e contegno. Questa storia di una festa povera divide la città, da una parte quelli che bollano la sagra come un festival dello sfarzo e delle spese senza controlli; dall'altra, quelli che si professano guardiani della tradizione, tanti soldi e tanto cibo solo in nome dell'accoglienza dei pellegrini.
I PRIORI Giuseppe Sedda, 51 anni, operaio forestale, e la moglie Gina Ladu, casalinga di 47, sono i neo priori che hanno ricevuto le consegne l'8 maggio scorso (la festa si celebra dal primo al dieci). Toccherà a loro organizzare questue, banchetti e celebrazioni da qui fino al mese di ottobre del prossimo anno. «Su tanti aspetti della sagra il vescovo ha ragione, ma - avvertono - dov'è lo spreco? Noi sappiamo soltanto che il nostro dovere è quello di accogliere al santuario e rifocillare tutti i pellegrini e per far questo occorre tanta, tanta roba».
S'ARBORE? SOLO GOLIARDIA E tanti soldi. Che vengono raccolti durante la questua di casa in casa, nei paesi di tutta la provincia. Il vescovo, però, nel decreto di nomina dei priori, ha stabilito che la raccolta dei fondi “venga effettuata solamente nelle parrocchie cittadine, e a Bitti, Gorofai, Lula, Onanì e Orune”. «È così da anni - puntualizza monsignor Marcia -. Su questo punto non ho fatto nulla di nuovo». Ora i devotissimi di Santu Franziscu 'e Lula si diano una regolata. Il vescovo punta il dito anche contro quella che a Nuoro viene spacciata come la tradizione di S'arbore, il banchetto di priori, cavalieri e ospiti che si tiene a Marreri il 10 maggio, ultimo giorno della festa. «Perché mischiare il sacro col profano? - avverte -. Quella è solo goliardia».
Piera Serusi

Condividi su:

Seguici su Facebook