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L'unione sarda. Sobrietà e niente sprechi

La promessa di monsignor Miglio: «Papa Francesco verrà accolto con ospitalità ma baderemo alla spiritualità e non all'apparenza»

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Dal nostro inviato
Anthony Muroni
CITTÀ DEL VATICANO La Chiesa sarda non si farà trovare impreparata all'appuntamento con Papa Francesco. Forse già oggi la Santa Sede inizierà a dare indicazioni sul giorno (o sui giorni) scelti dal pontefice per il suo annunciato pellegrinaggio a Cagliari. Ma la linea è già tracciata: sobrietà, niente spese inutili, vicinanza a chi soffre e richiesta di intercessione a Nostra Signora di Bonaria, patrona massima dell'Isola, perché la società sarda possa ritrovare serenità in questo difficile momento economico.
Anche ieri, terzo giorno della visita "ad limina" dei vescovi sardi (con intensi incontri nella Congregazione per gli Ordini religiosi e presso il Pontificio consiglio per l'evangelizzazione), si sono ripetuti i contatti con la Prefettura della Casa Pontificia, per iniziare a parlare delle linee-guida della visita papale, che dovrebbe tenersi in settembre. Il tutto sotto l'occhio vigile del (per ora) silente monsignor Angelo Becciu, sostituto presso la Segreteria di Stato.
A tenere i contatti è naturalmente l'arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio, presidente della Conferenza episcopale sarda. Che è già proiettato anima e corpo sull'appuntamento con la storia che attende l'Isola a Bonaria.
Come lo immagina, questo importante momento di fede?
«Un impegno all'insegna della massima spiritualità, con la giusta emozione indotta dalla straordinaria personalità di questo pontefice, che ha saputo imporsi sin da subito come un leader autorevole non solo per i cattolici ma per l'intero pianeta».
Considera un privilegio la scelta di un pellegrinaggio a Cagliari già nei primi mesi del pontificato?
«Non sono del tutto sorpreso, come ho già avuto modo di dire. Conoscevo il legame del Papa con la Madonna di Bonaria ma, certo, le modalità da lui scelte per annunciare la sua visita sono state davvero emozionanti».
Considerato lo stile minimalista di Bergoglio, ci saranno innovazioni organizzative rispetto al precedente sardo del 2008, con Benedetto XVI?
«I tempi sono cambiati rapidamente e posso assicurare che tutto verrà programmato all'insegna della sobrietà e nel tentativo di evitare ogni spesa inutile da parte della mano pubblica. Ma non vorrei nemmeno che si passasse all'eccesso opposto. Sobrietà non significa basso profilo, risparmio non equivale al venir meno della tradizionale ospitalità dei sardi. Non chiederemo di installare nuove strutture ma punteremo a usare quelle già esistenti. Da lunedì prossimo inizierò a parlare con tutte le istituzioni».
Ci sarà tempo solo per il pellegrinaggio o sarà possibile, per il Papa, incontrare i tanti che attendono da lui una parola di conforto e di speranza?
«Non sappiamo ancora né quando verrà calendarizzata la visita, né quanto durerà. Proveremo a ottenere più tempo possibile, per affiancare al pellegrinaggio l'incontro con gli ammalati, i carcerati e gli ospiti delle comunità di recupero. Senza scordare i cassintegrati, i precari, i giovani. Ma siamo orientati a soddisfare la richiesta di un intero popolo, che già in queste prime ore manifesta entusiasmo e aspettative di incontro con questo grande pontefice».
Cosa potrà portare, in concreto, l'arrivo di Papa Francesco nell'Isola?
«Il mio auspicio è che serva per suscitare speranza nel futuro e richiamo verso la parola della Chiesa. Mi auguro che la sua presenza richiami l'attenzione dei potenti sui drammi dell'Isola e li "costringa" a dare finalmente risposte alla richiesta di lavoro e serenità che arriva sempre di più dalle nostre famiglie».
Avete avuto un pensiero per Benedetto XVI, nel corso di questa permanenza in Vaticano?
«Come vescovi sardi gli abbiamo inviato, attraverso monsignor Georg Ganswein, non solo un saluto caloroso ma anche qualcosa di più tangibile. Resta sempre nei nostri cuori e nelle nostre preghiere».

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