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L'unione sarda. L'omaggio agli apostoli

Le tombe di Pietro e Paolo erano considerate una soglia sacra

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Perché la visita che i vescovi sono tenuti a fare ogni cinque anni in Vaticano, per riferire sulle questioni della Diocesi, si chiama "ad limina"? In verità la definizione, che viene spesso abbreviata, è "ad limina apostolorum". L'antichità cristiana considerò il sepolcro come soglia ("limen") tra la vita terrena e la oltremondana: "limina apostolorum" per il linguaggio canonico sono le tombe di San Pietro e di San Paolo in Roma, che già intorno al 190 il prete romano Caio additava a Proclo montanista come i "trofei degli Apostoli".
La visita a Roma costituì fin dai primi tempi la desiderata meta dei fedeli sparsi nelle regioni mediterranee e prese uno sviluppo sempre maggiore nel Medioevo coi pellegrinaggi, segnatamente per la indizione di Giubilei o Anni Santi. Da necessità soggettiva venne convertita in obbligo canonico per i vescovi dal papa Sisto V. Questi, con la costituzione "Romanus Pontifex" del 20 dicembre 1585, comandò che ogni triennio, a cominciare dal 1587, i vescovi singoli venissero in Roma "ad veneranda limina apostolorum" e a consegnare una relazione scritta circa lo stato della loro Diocesi, che veniva poi esaminata dalla Sacra Congregazione del Concilio e conservata nel suo archivio, divenuto, così, importante deposito di notizie storiche. Alcune modificazioni formali di questo obbligo canonico, ribadito nel decreto "A remotissima" della Santa Congregazione concistoriale (31 dicembre 1909) furono sancite dal codice di diritto canonico. ( a. mur. )

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