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L'unione sarda. L'ottimismo nei quartieri generali: i due candidati sicuri di vincere

A Chicago e a Boston aspettano di sapere a chi andrà il duello finale

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NEW YORK Fiato sospeso a Chicago, la città che ha lanciato la stella di Barack Obama. Dopo settimane d'ansia, nella Windy City, roccaforte tradizionalmente democratica, regna un clima di controllato ottimismo. Ora che è arrivato il momento della verità, tutti sperano di rivivere, tra una manciata d'ore, la magica notte di quattro anni fa, quando una folla enorme, emozionata fino alle lacrime, sulle note degli U2, accolse Barack e famiglia sul palco montato in mezzo a Grand Park.
OBAMA A CHICAGO Oggi non c'è più quell'atmosfera di febbrile entusiasmo del 2008. I capelli di Barack sono un po' ingrigiti e anche gli slogan, complice la crisi, si sono adeguati all'ambiente: un più flemmatico “Forward”, seppure con il punto interrogativo, ha preso il posto al travolgente “Yes We Can”. E il risultato resta sul filo di lana. In tanti, a Chicago, temono l'incubo del riconteggio dei voti, così come accadde per settimane nel 2000, tra George W. Bush e Al Gore. Per tutte queste ragioni, stavolta, l'eventuale “victory speech” si terrà indoor, al McCormick Center, un mega centro congressi, a venti minuti dal centro, già affollato da migliaia di giornalisti di tutto il mondo.
Non lontano, Barack Obama, nella sua casa al 5046 S.Greenwood Ave, dorme la notte prima del verdetto di domani, di ritorno dal suo ennesimo massacrante tour de force, l'ultimo da protagonista nella sua vita politica: in poche ore è volato tra il Wisconsin, l'Ohio, prima dalla chiusura a Des Moines, con la moglie, e Bruce Springsteen, 'The Boss', il working class hero, del lontano e martoriato New Jersey.
ROMNEY A BOSTON «Believe in America», credo nell'America: la scritta campeggia a caratteri cubitali sul palco del grande convention center di Boston dove Mitt Romney aspetterà i risultati delle elezioni. E dove immagina, o meglio crede, di festeggiare la vittoria. «Io rappresento e rappresenterò l'intera nazione», ha urlato Romney in uno degli ultimi comizi a Sanford, in Florida, uno di quella decina di Stati indecisi che di fatto hanno le chiavi della Casa Bianca.
Ma l'ex governatore del Massachusetts sa bene che i sondaggi continuano a mostrare un serrato testa a testa e in alcuni Stati cosiddetti «in bilico» danno Obama in vantaggio, e quindi non intende sciupare neanche un minuto di queste ultime ore della campagna elettorale. Vuole sfruttare ogni occasione per ammonire ancora una volta che in queste elezioni «non sono in gioco solo i prossimi quattro anni alla Casa Bianca, ma il futuro dell'America». Domenica sera è volato in New Hampshire e lunedì, prima di arrivare a Boston, è passeto in Ohio.
Nel suo quartier generale intanto vanno avanti i preparativi per la grande notte, per il «grande evento di Romeny», come lo chiamano i suoi sostenitori. Un evento che si svilupperà presumibilmente tra le 20 e le 2 del mattino (le 2 e le 8 in Italia).
LE TV SONO PRONTE Le grandi televisioni americane si stanno preparando da tempo, allestendo studi e uffici; mentre i giornalisti di diverse testate straniere hanno iniziato a protestare dopo essersi viste negare l'accredito. Guy Adams, del britannico Independent, è arrivato a twittare: «Censura senza precedenti». Ma in realtà, a quanto affermano al quartier generale del candidato repubblicano, sarebbe solo una questione di spazio. Per quanti alla fine dovessero riuscire ad entrare, il prezzo è salato: oltre mille dollari per avere internet, una linea telefonica e - assicurano gli organizzatori - cibo e bevande «per tutto il giorno».

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