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L'unione sarda. Enti, oltre 40 poltrone in bilico

Oggi in commissione la norma che cancella tutti i Cda

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Più di 40 poltrone a rischio, forse 50: quasi l'equivalente di un altro Consiglio regionale, nascosto nelle pieghe di enti e agenzie. La legge di cui si parla oggi in commissione Autonomia potrebbe spazzar via, attuando il referendum di maggio, un plotoncino di consiglieri d'amministrazione. Persone che - tranne qualche eccezione - non sono lì perché hanno vinto un'elezione. Anzi, molti sono lì perché le elezioni le hanno perse: sarà una coincidenza, ma nei vari cda c'è un notevole affollamento di candidati non eletti alle Regionali del 2009.
NOMINE Li si trova un po' dappertutto: per esempio dalla lista nuorese dei Riformatori sono stati ripescati il primo dei non eletti (Salvatore Liori, presidente dell'Istituto etnografico) e il secondo (Giovanni Poggiu, presidente dell'Ersu di Sassari). Il partito piazza anche i candidati cagliaritani Alessio Mereu (Ersu) e Roberto Porrà (Sfirs), nonché l'ex consigliere regionale Giovanni Pileri, candidato in Gallura, all'Arst. Insieme a Luigi Perseu, candidato Udc nel Sulcis e sindaco dimissionario di Iglesias, e di un altro ex onorevole, Giuseppe Atzeri (Psd'Az).
Correva per i sardisti, ma a Oristano, anche Efisio Trincas, oggi all'Area. Accanto a lui siede Vittorio Randazzo: nella scorsa legislatura stava in Consiglio col fratello Alberto nei banchi dell'Udc, poi entrambi sono passati al Pdl. Ma mentre nelle liste berlusconiane Alberto ha conservato il seggio (nel collegio cagliaritano), Vittorio è il primo dei non eletti nel Sulcis. Anche Sergio Marracini (Sfirs) aveva tentato la rielezione tre anni fa, con l'Udc.
ALTRI CASI Al netto delle anime belle, tutti sanno che si tratta di nomine politiche: la gran parte della Giunta, altre del Consiglio regionale. Il Consiglio delle autonomie locali indica i tre sindaci dell'Ente foreste (Tatti, anche lui un non eletto, Deiana e Melis) e due nomi del vertice di Area (Ara e Collu). In ciascuno degli Ersu di Cagliari e Sassari ci sono un rappresentante eletto dai docenti universitari (Gianmario Demuro e Ciriaco Carru) e uno eletto dagli studenti (Alice Marras e Giosuè Cuccurazzu).
I PRESIDENTI La nuova legge sostituirà i cda con direttori generali o amministratori unici. «Una guida monocratica a volte può bastare», riflette Maria Paola Corona, presidente di Sardegna ricerche, «ma in certi casi si perderanno pareri utili. Penso a organizzazioni complesse come l'Ente foreste». I risparmi sulla materia «sono opportuni, tutti siamo chiamati a una spending review. Farei attenzione anche alle consulenze: spesso sono la porta di servizio da cui rientrano i costi usciti dalla porta principale».
Giovanni Caria presiede l'Arst, spa che gestisce un servizio pubblico in tutta l'Isola, con un bilancio da 150 milioni: «Tecnicamente - osserva - tutto si può fare, anche nominare un amministratore unico. Certo, mi chiedo se sia opportuno, nel nostro caso, eliminare le rappresentanze territoriali. È una scelta politica, e ci atterremo fedelmente alle decisioni del Consiglio».
I PARTITI Decisioni che consentirebbero un risparmio stimato da qualcuno in 2 milioni di euro annui. «Difficile quantificarlo, gli enti sono restii a fornire dati», rivela Roberto Capelli (Api), che da anni propone emendamenti alla Finanziaria per sopprimere i cda: «Bocciati dalla maggioranza, Riformatori compresi», ricorda. «Ora la Giunta ha varato una delibera in materia, ma con vigenza dalla prossima legislatura».
«I posti di sottogoverno, spesso utili solo a garantire equilibri politici, vanno azzerati», dice Giampaolo Diana (Pd). Giacomo Sanna (Psd'Az) afferma che «i problemi della gente vengono prima dei posti nei cda. Ma se daremo tutti i poteri ai direttori generali, bisognerà scegliere tra persone di provata capacità, non tra curriculum rimaneggiati».
Giuseppe Meloni

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