Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

La nuova sardegna. Province, ultimi contrasti sulla riforma

La Corte dei conti esamina le spese della politica negli enti locali: dal 2008 al 2011 sono diminuite del 7,8 per cento

Condividi su:

Le precisazioni di Di Pietro sull’Idv «sono tempestive e, finalmente, fanno chiarezza sul futuro del partito». Così il capogruppo in Consiglio regionale, Adriano Salis,esponente della minoranza nell’Idv, giudica le dichiarazioni del presidente. «Prendo atto con soddisfazione che Di Pietro non parla più di “morte dell’Idv” – dice Salis – ma che, anzi, riprende con forza i temi delle decisioni assunte nel nostro congresso nazionale del 2010, temi che sono riportati quasi testualmente nel post odierno sul suo blog». Salis ha aggiunto: «Non sfugge a nessuno che le affermazioni di Di Pietro, per la loro chiarezza, offrono la possibilità di superamento delle pericolose tensioni in atto nel partito dopo il servizio di Report». Salis non ritiene che possa esistere un futuro politico per Idv al di fuori di un centrosinistra «rinnovato, solidale e autenticamente democratico. L’Italia non ha bisogno delle illusorie “sirene presidenziali” di Grillo ma di un serio e autorevole governo che punti al superamento delle emergenze sociali e finanziarie essendo capace però, a differenza di quanto ha fatto Monti, di distribuire con equità i pesi del risanamento, oltre a porre finalmente il lavoro e lo sviluppo tra le priorità della propria azione».
di Filippo Peretti wCAGLIARI Elezione diretta o assemblee di sindaci? Ritorno alle quattro Province storiche, come da referendum, o deroga alla Gallura? Sono giorni decisivi e sulla riforma del sistema degli enti locali in Consiglio regionale si sono riaperti gli scontri e le lotte di campanile. Alla vigilia dei nuovi appuntamenti ieri la sezione di controllo della Corte dei conti ha diffuso l’analisi dei costi della politica negli enti locali sardi nel quadriennio 2008-2011: c’è stato un calo del 7,84 per cento nelle spese di funzionamento degli organi (presidenti, giunte e consigli provinciali o comunali). Quella di oggi è una giornata chiave su due fronti. Innanzitutto perché sulla natura delle Province (enti di primo o di secondo grado) decide la Corte costituzionale nel pronunciarsi sui ricorsi presentati da diverse Regioni contro il decreto del governo Monti. I giudici della Consulta devono dirimere una delle questioni più delicate della riforma: le Province, che sono organi costituzinali, devono essere formate da amministratori comunali del territorio (secondo il decreto Monti) o dagli eletti dai cittadini? La risposta, qualunque essa sia, sbloccherà l’iter della riforma. L’altro fronte è nel Consiglio regionale. Oggi la commissione Autonomia si riunisce con i capigruppo sulla proposta (avvallata dai referendum) di istituire un’Assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto e dell’insieme delle riforme istituzionali. Ieri, con un documento della direzione regionale, il Pd ha confermato l’apertura a favore dell’Assemblea costituente, apertura che era stata annunciata prima dei referendum dal segretario regionale Silvio Lai. Un’altra giornata importante, almeno per la riforma delle Province, sarà quella di giovedì. Quando la commissione Autonomia inizierà a pronunciarsi sulle quattro proposte in campo (quella della giunta Cappellacci, annunciata due settimane fa, non è stata ancora trasmessa. Le quattro sembrano avere un unico filo conduttore: il rispetto del pronunciamento popolare e quindi il ritorno alle quattro Province storiche, anche se con molte e differenti novità organizzative. Ieri, però, è stata introdotta quella che è forse più di una provocazione. Matteo Sanna (Pdl), presiedente della commissione Urbanistica, si è pronunciato a favore della Provincia del Nord Est, con Olbia capoluogo. Una Provincia che, a suo avviso, dovrebbe andare partire da Ozieri e seguire i confini della diocesi gallurese. Avrebbe, ha spiegato, i requisiti indicati dal governo Monti. Visto che le elezioni non sono lontane (in primavera le politiche, a febbraio 2014 le regionali) è possibile che la mossa di Matteo Sanna venga imitata da altri. Ieri, come s’è detto, il Pd ha cercato di dare un contributo propositivo. Prima in un vertice interistituzionale (parlamentari e consiglieri regionali) e poi in direzione è stata messa a punto la strategia. Sulle Province il contrasto è netto ma la soluzione è stata affidata alla Corte costituzionale. «E’ inutile dividersi se a decidere sarà comunque la Consulta», ha affermato Lai. Del Pd sono Gianfranco Ganau, presidente del Consiglio delle autonomie locali, e Cristiano Erriu, presidente dell’Anci. Il Cal (ne fanno parte anche i presidenti delle Province) è a favore dell’elezione diretta , mentre l’Anci propone il protagonismo dei sindaci: assemblee provinciale elette dai consigli comunali. Nel Pd a favore dell’elezione diretta è l’ex assessore Gian Valerio Sanna, che ha presentato la proposta di legge di riforma. Su questa linea il capogruppo Giampaolo Diana: «Va bene risparmiare e garantire efficienza, ma nessun passo indietro nella democrazia». Tutti uniti, invece, sul carattere delle Province: «leggerissimi» enti di coordinamento intercomunale. In un progetto di riforma che prevede di lasciare alla Regione solo programmazione e legislazione e di affidare ai Comuni i compiti amministrativi e gestionali. «Solo che la Regione – ha detto Silvio Lai – anziché rafforzare i Comuni sta contribuendo ad annientarli».

Condividi su:

Seguici su Facebook