È in programma oggi l'interrogatorio dei due giovani arrestati sabato dalla polizia con l'accusa di aver messo la bomba sotto l'auto della moglie di Priamo Siotto, presidente dell'ordine degli avvocati, la notte del 21 aprile. Ma non è detto che si farà. Succede, infatti, che dopo il rifiuto dell'avvocato Lorenzo Soro a difendere il ventinovenne Andrea Cocco, che fa il commerciante, e Giuseppe Mingioni, operaio di 33 anni, anche altri colleghi del foro hanno risposto con un diniego alla richiesta di tutela legale a causa degli evidenti legami di amicizia con Siotto e la moglie Giovanna Rosa Garippa, anche lei avvocato civilista.
LA VICENDA Secondo l'ordinanza firmata dal gip Mauro Pusceddu, che ha disposto la custodia cautelare in carcere, Cocco e Mingioni avrebbero collocato un sacchetto di carta contenente 250 grammi di gelatina sotto l'auto in uso alla moglie di Siotto, parcheggiata in via Spanu. Sulla base delle indagini condotte dalla Squadra mobile, guidata da Fabrizio Mustaro, e coordinate dal pm Andrea Schirra, il vero obiettivo degli attentatori non era la coppia, ma lo studio legale.
LA VENDETTA All'origine dell'attentato sarebbe l'impegno professionale di una collaboratrice dello studio che ha tutelato due poliziotti, costituiti parte civile in un processo che ha coinvolto Cocco. Il giovane commerciante nel 2005 è stato denunciato assieme al cugino perché durante un controllo avrebbe reagito con insulti e minacce agli uomini di una Volante. Nel 2011 il giudice monocratico ha pronunciato la sentenza di primo grado: condanna a dieci mesi di carcere (pena sospesa) e al risarcimento dei danni da quantificare in sede civile. La condanna sarebbe il movente dell'attentato. A incastrare i due giovani le immagini riprese da una trentina di telecamere sistemate nel centro e pazientemente esaminate dagli investigatori.