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L'unione sarda. Faccia a faccia con la Saras, Arborea accende la rivolta

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Dal nostro inviato
Roberto Ripa
ARBOREA Se il cuore e la mente di una terra si alleano, anche per una multinazionale tutto diventa più difficile. Così ieri per la società petrolifera della famiglia Moratti che ad Arborea ha presentato ufficialmente il Progetto Eleonora (ricerca ed estrazione di metano) nell'ambito della procedura di valutazione impatto ambientale. Ragione e sentimento della gente per bocciare le trivelle della Saras. Che probabilmente non si aspettava una sala zeppa di famiglie, mamme, papà, nonni, bambini. Ma anche satura di conoscenza tecnica e scientifica. Sette ore di interventi e non sono mancati slanci emotivi tra assordanti fischietti e centinaia di bandierine bianche con scritto semplicemente “No”. Immancabili i trattori d'accoglienza all'ingresso dell'Horse Country. Partecipazione di qualità così alta che in apertura di lavori lo stesso direttore del Servizio regionale Sostenibilità ambientale e valutazione impatti (Savi), Gianluca Cocco, ha parlato di «evento unico mai avvenuto nell'Isola».
L'ESORDIO L'avvio è diesel per i tecnici della Saras (Giulio Casula, geologo responsabile del Progetto Eleonora, Giuseppe Citterio dirigente Saras e il tecnico Alessia Meloni), bloccati diverse volte dal ritornello non vi vogliamo, andate via . «Si tratta di un'attività esplorativa, normalissima, come avviene ovunque, svolta con nuove tecnologie, un pozzo a sud di S'Ena Arrubia - ha spiegato Citterio - per avere la conferma di quanto rilevato dalle indagini sulla possibile presenza di un giacimento di circa 3 miliardi di metri cubi di metano». A Meloni invece il compito di illustrare l'impatto ambientale. Bepi Costella, consigliere provinciale, è il primo a intervenire. Boccia le parole della Saras come «promesse da venditori di tappeti» e ricorda che «la sovranità popolare è un diritto costituzionale e non può essere ignorata». Giulietta Colusso, ambientalista, ha definito lo studio «mediocre e superficiale. Tante e gravi inesattezze sull'ambiente e la fauna: dimostrano come non si conosce il territorio». E da queste «gravi lacune, il passo ai disastri nel Golfo del Messico e di Fukushima è breve». Alessandro Pompiano, geologo, si è soffermato sui rischi per le falde acquifere e sulla salinizzazione dei suoli. Un no politico e tecnico anche dal sindaco di Arborea Pierfrancesco Garau e dai Comuni del Terralbese. «La filiera dell'agroalimentare deve continuare a vivere».
LE CORAZZATE Sandra Neri, medico radiologo di Arborea, non ha usato mezze misure. «Ho letto la relazione medica dello studio e mi sono vergognata». Secondo i tecnici della Saras «non ci sarebbe idrogeno solforato e quindi nella relazione sanitaria non vengono trattati i rischi e gli effetti sulla popolazione. L'evidenza scientifica di numerose esperienze porta alle conclusioni che anche in concentrazioni bassissime gli effetti dell'H2S sono gravissimi sulla popolazione, gli animali e l'ambiente. Disturbi respiratori, neurologici motori, cardiaci. È dimostrato - aggiunge - che non è tanto la quantità di questo gas (che elevata è mortale) ma la continuità di emissione di questa è causa di tumori». Le cooperative 3A e Produttori mettono in campo un'équipe tecnico-scientifica coordinata da Elisabetta Bina.
I DUBBI Manuela Pintus, biologa, fa notare come nello studio da nessuna parte si faccia riferimento ai gas number , in pratica la carta d'identità di ogni molecola presente nei fluidi. «Questo ci permette di avere la certezza, per quanto riguarda i fanghi prodotti, anche della tossicità delle loro molecole».
I FISCHI Non sono mancati momenti di tensione quando l'imprenditore Salvatore Canu («non sono di Arborea ma sono sardo») ha lanciato dal microfono una sfida al comparto zootecnico dicendo: «State tranquilli, nessuno vi tocca il vostro petrolio bianco». Morale: pubblico in piedi, fischi prolungati.
LA PAURA Michela Contu, mamma di due bambine, abita a meno di 400 metri dal pozzo: «Abbiamo terrore - dice - non sappiamo come andrà a finire, è angosciante sapere che il nostro futuro è nelle mani di poche persone. Spero che la grande partecipazione a questa assemblea pubblica dia un segnale decisivo per la scelta che dovrà prendere la Regione. Mi spaventa che la Saras si ostini con presunzione nel voler mandare avanti il progetto, nonostante migliaia di no».
LA MARATONA Sono oltre cinquanta le persone che si iscrivono a parlare. Esperti ma anche bambini che chiedono: «Signori della Saras, ma poi noi potremo continuare a bere il nostro latte?». C'è spazio per l'intervento di tutti. E tutto è registrato. Ora c'è tempo sino al 14 giugno per mettere nero su bianco e consegnare al Savi.

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